X – Men – Dark Phoenix (Dark Phoenix; 2019) di Simon Kinberg – Film In Sala
- Eugenio Grenna
- 19 giu 2019
- Tempo di lettura: 3 min

TRAMA:
Jean Grey inizia a sviluppare gli straordinari poteri che la trasformano in Dark Phoenix. Gli X-Men si ritroveranno a dover decidere se la vita di uno di loro vale più di tutte quelle delle persone del mondo.
COMMENTO:
Capolinea dei mutanti Fox, reboot del Ciclo della Fenice Nera. Dark Phoenix è tutto questo, partito decisamente male a livello di critica cinematografica e reazione del pubblico pagante. Basse aspettative per un progetto nato e sviluppatosi non nel migliore dei modi, dunque meglio delle aspettative di molti, ma estraneo al pubblico di partenza della saga originaria, poichè totalmente virato verso il drammatico e poco fantascientifico e supereroi stico come i capitoli precedenti. Sono finiti i tempi dell’emarginazione e della paura, tanto che anche la gente acclama i mutanti per le loro azioni eroiche, motivo d’orgoglio per il Professor X, divenuto forse un po’ troppo incurante dei pericoli che i suoi pupilli sono costretti ad affrontare una missione dopo l’altra. In questo quadro, si va a inserire la storia di Jean Grey (Sophie Turner), già presentatasi nel film precedente e qui tra le colonne portanti degli X-Men, sicuramente tra le più forti grazie ai suoi strabilianti poteri telepatici. L’introduzione di Dark Phoenix dunque ci rivela l’infanzia della ragazza, mostrandoci l’origine maligna in qualche modo, seppur involontaria, della sua incredibile potenza. Simon Kinberg porta gli X-Men nello spazio in soccorso degli astronauti dell’Apollo 13, ecco un elemento molto forte, decisamente politico e sociale, gli X Men che lavorano per lo stato, e rischiando la vita per il “semplice umano”. Uno dei migliori momenti del film ha proprio a che fare con quel salvataggio. L’inizio fa davvero ben sperare: c’è dramma, ironia, azione e la regia dell’esordiente Kinberg persino centrata. La sceneggiatura è molto buona, poiché mantiene un ritmo ed un alternarsi tra toni ben gestito e mai ripetitivo. Conclusasi la prima parte, giungiamo a quella di mezzo che non prevede più il registro comico e leggero, in quanto interessata ad un comparto fortemente drammaturgico sicuramente ricercato. A Kinberg – anche sceneggiatore – il lato comedy sembra proprio non importare: lo allontana e lo tronca sul nascere, analizzando invece la potenza filmica e narrativa delle lacrime e del dolore. Il regista vuole scavare nell’animo tormentato di Jean, nella sua dualità, nell’eterna lotta interna a Jean tra bene e male, addentrandosi anche nella disperazione della perdita e nel senso distrutto di unità. Kinberg pare non essere interessato ad una conclusione epica, perché vuole mostrare la sofferenza. Non gli importa della buona azione, perché è secondaria. Molto interessante questo voler accantonare sia in scrittura che in regia l’elemento divertente e leggero (di cui erano portatori i precedenti capitoli), facendo spazio ad un racconto intimista, di dramma famigliare,amori impossibili, integrazione e tanta politica. L’ultimo capitolo degli X-Men è il più oscuro di tutti, né il meno né il più riuscito. È un’operazione di temperamento cinematografico gelata nel comparto tecnico e visivo, immobile e senza guizzi, mentre dentro il calore del dramma brucia lo spirito, fiero di essere tragedia e mai commedia, consumandosi lentamente fino a diventare cenere. La Fenice resta però cadavere. Ci sono diversi errori, tra cui due ruoli femminili che non funzionano per nulla (Jessica Chastain come villain non funziona, c’è una scelta di personaggio albino sulla scia del prete auto flagellatore del codice da Vinci), una scelta in scrittura piuttosto infelice legata a Charles (Professor X) ed una spinta revisionista (seppur interessante) molto poco fondata e non in grado di appoggiarsi su basi solide, se non per quanto riguarda esclusivamente Logan, che è in ogni caso un film a sé, ed estraneo alle logiche narrative e cinematografiche della saga X Men.
Va preso atto che la colonna sonora del film di Hans Zimmer aggiunge grande tensione, pathos e peso drammaturgico a molte sequenze del film. Dopo tutto si tratta di Zimmer..
Consigliato, nì!
TRAILER:
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