Wind River (Id; 2017) di Taylor Sheridan
- Eugenio Grenna
- 17 feb 2018
- Tempo di lettura: 3 min


Martin: [on his daughter’s murderer] How did he go out?
Cory Lambert: With a whimper.
La sinossi: Cory Lambert (un sorprendente Jeremy Renner) è un cacciatore di predatori nella riserva indiana di Wind River, perduta nell’immensità selvaggia del Wyoming. Sulle tracce di un leone di montagna che attacca il bestiame locale, trova il corpo abusato ed esanime di una giovane donna amerinda. Il crimine prolunga il dolore di Cory che ha perso tre anni prima una figlia in circostanze altrettanto brutali. Per fare chiarezza sul caso, l’FBI invia Jane Banner (brava Elizabeth Olsen), una recluta di Las Vegas senza esperienza. Tosta e disposta ad imparare, Jane chiede a Cory di affiancarla nell’indagine. Fortemente legato alla comunità indiana, è l’uomo giusto per aiutarla.
Il commento: Taylor Sheridan, classe 1970, è un attore, sceneggiatore e regista statunitense. Molto bravo come sceneggiatore soprattutto dal momento che Sheridan ha firmato negli ultimi anni, tre grandi script, quello di Sicario (2015) di Denis Villeneuve, Hell Or High Water (2016) di David Mackenzie ed ultimo ma non per importanza Wind River (2017) dello stesso Sheridan. Insomma chiaro che Sheridan come sceneggiatore abbia raggiunto un buon livello, addirittura ottimo, ma ciò non gli è bastato, così ha scritto e diretto “Wind River”, terzo capitolo dell’ipotetica trilogia della frontiera cominciata con Sicario, proseguita con Hell or High Water e conclusasi con Wind River. Per quanto mi riguarda il film in questione è sicuramente uno dei film più belli dell’anno 2017. Alla sua seconda regia Sheridan dimostra una dimestichezza, una sicurezza ed una padronanza del genere, degli attori e dell’intera lavorazione che pochi altri registi quasi esordienti possiedono. Il film è svolto nelle terre di nessuno, desolate, spettacolari, pericolose ma soprattutto innevate del Wyoming, territorio in cui convivono indiani, americani e molti altri. Uno dei temi che Sheridan vuole trattare all’interno del film è quello dei problemi endemici che avvelenano le riserve indiane. Su tutti l’abuso sessuale e la scomparsa di troppe donne amerinde in un territorio che la polizia locale, esigua e sprovveduta, non riesce a controllare. Ma non solo, il film è anche un dramma famigliare, il racconto struggente di un uomo le cui origini (per adozione-l’ex moglie-la figlia) gli consentono di vivere a cavallo tra due mondi e due culture e di considerarsi dunque, anche se per una piccola parte, un indiano. Ci sono molti elementi interessanti all’interno di questo film, il dramma famigliare legato alla morte della figlia di Cory (Jeremy Renner) molti anni prima, un fatto brutale e violento che ha distrutto il matrimonio di Cory e lo ha portato a cambiare vita, stare solo, convivendo dunque con la solitudine, il ghiaccio, la neve e il freddo che forse non sono soltanto fuori ma anche dentro, e molto altro. Un eroe solitario che si muove tra le nevi, non è un poliziotto, è un cacciatore che viene assoldato per proteggere greggi e terreni, dunque esperto conoscitore di luoghi, usanze, culture, ma soprattutto della natura e delle armi. Un buddy movie anche, dall’inserimento di Jane (Elizabeth Olsen) una giovane poliziotto di Las Vegas senza troppe conoscenze e non molto dura come invece si rivela essere fin da subito Cory, ma si tratta comunque di un buddy movie malinconico e molto duro. Questa volta la frontiera è quella moderna, ma è anche quella antica, dove finisce il confine gli indiani/le indiane non sono più al sicuro e possono finire per diventare prede degli americani della zona, come accade infatti nel film. Il personaggio più affascinante di tutto il film è sicuramente Cory, interpretato da un sorprendente Jeremy Renner che crea un antieroe da film western crepuscolare, Cory è stanco, è segnato dalla vita, ha perso la figlia e ha perso sua moglie, non ha niente di perdere, ma ha una grande morale, disperata in ogni caso, come poteva essere disperata la morale di ferro di alcuni iconici protagonisti primari/secondari dell’epoca del western crepuscolare, dal Mucchio Selvaggio agli Spietati, fino a L’uomo che uccise Liberty Valance. La vendetta non viene messe in scena attraverso la violenza, ma sempre attraverso una morale di ferro, disperata ma anche poetica. Cory deve ottenere vendetta perchè l’ha promesso al suo amico indiano, una promessa non si può infrangere e quindi non può tirarsi indietro. Senza nemmeno troppa fatica apparente Cory la ottiene ed il momento in questione è uno dei più belli e poetici dell’intero film. Wind River, dal 29 marzo 2018 distribuito in Italia con il titolo I segreti di Wind River. Visto al 35 Torino Film Festival, per quanto mi riguarda uno dei film più belli del 2017 e non solo, scrittura magistrale ed appassionante, regia ottima ed attori ottimi, un piccolo gioiello di spettacolarità, dramma e molto altro. Wind River .. un piccolo capolavoro!
Comments