Venom (Id; 2018) di Ruben Fleischer – Film in sala
- Eugenio Grenna
- 27 apr 2019
- Tempo di lettura: 4 min

TRAMA:
Da giornalista, Eddie Brock ha combattuto una sorta di battaglia contro il geniale Carlton Drake, il fondatore della Life Foundation, ma ciò ha finito con il rovinare la sua carriera e la relazione con la fidanzata Anne Weying. Dopo aver indagato su uno degli esperimenti di Drake, Eddie vede il suo corpo diventare la casa perfetta dell’alieno simbionte Venom, che gli dona nuovi incredibili super poteri e la possibilità di fare qualsiasi cosa desideri. Enigmatico, imprevedibile, complesso e mosso da rabbia, Venom porta a Eddie a confrontarsi con le sue abilità tanto pericolose quanto complesse. Ben presto, però, sarà difficile capire dove finisce Eddie e dove comincia Venom.
COMMENTO:
Tom Hardy e il discorso sul doppio. Alieni che vogliono innamorarsi. L’industria farmaceutica ed il male. C’era molta attesa intorno al primo comic-movie del nuovo Spider-Man Universe, quello che di fatto sancisce la collaborazione Marvel-Sony. Venom – forse la nemesi più iconica nell’intero panorama legato alle vicende dell’Uomo Ragno – torna sullo schermo dopo l’apparizione in Spider-Man 3 di Sam Raimi (2007) da protagonista assoluto, in un film che ne racconta la genesi e la trasformazione (anche attraverso un degno colpo di scena), senza soddisfare totalmente le attese createsi attorno al progetto, ma portando a casa un buon risultato a livello di incasso globale al botteghino e parziale consenso di critica professionale. Tutto ruota attorno alla figura maschile interpretata dal sempre ottimo Tom Hardy, Eddie Brock che è un reporter d’assalto. C’è da dire che le dinamiche giornalistiche sono sempre molto legate alla sottotrama ed al sottotesto, dunque non le vediamo e seguiamo mai realmente. Fatta eccezione per un’incursione ai limiti della legalità in un istituto/centro di ricerca farmaceutica. Mosso da un’etica incorruttibile, perde il lavoro (e la fidanzata Anne) dopo un’intervista tutt’altro che accomodante con Carlton Drake (un ottimo e destabile Riz Ahmed), giovanissimo magnate della Life Foundation, struttura all’avanguardia nella ricerca scientifica, da poco impegnata anche nelle esplorazioni spaziali per scovare nuove forme di vita e garantire miglioramenti per l’esistenza umana. Proprio l’ultima spedizione riporta sulla Terra alcuni esemplari di simbionti, amorfi parassiti alieni. Uno di loro, Venom, finirà per impossessarsi del corpo di Eddie Brock. Il lavoro di Ruben Fleischer in regia si rivela più che discreto, per una serie di sequenze action che hanno a che fare con corse in auto o inseguimento in motocicletta, ad alto tasso di spettacolarità e con un’ottima dose di intrattenimento e divertimento. Non si può dire lo stesso per le sequenze di combattimento vero e proprio, in cui Fleischer non sembra trovarsi realmente a suo agio, finendo per girare in maniera molto confusa e concitata delle sequenze di cui lo spettatore capisce e riesce a seguire ben poco. Non a caso lo scontro finale sul ponte levatoio si dimostra il momento più brutto dell’intero film. Quello che invece sorprende ed in positivo è la sua volontà di essere di un piccolo film, molto intimo, quasi come se si trattasse di un racconto di nascita, crescita e quindi di formazione e non un blockbuster dal budget elevato in cui mostrare il più possibile per attirare il maggior pubblico in sala. Non si percepisce la sua identità da grande franchise, nemmeno da primo capitolo di una trilogia. Venom appare come un film molto semplice, che si muove tra la violenza (sempre nascosta) del cinema più dark, adulto e serio in stile DC, e l’ironia molto fanciullesca e divertita dei numerosi film Marvel, senza prendere nello specifico nessuna delle due strade, restando dunque nel mezzo, finendo per assumere le caratteristiche grezze ed incomplete di quei due modelli cinematografici totalmente differenti l’uno dall’altro. Venom soffre pesantemente la carenza strutturale di uno script dozzinale, senza nessun tipo di approfondimento per quello che riguarda i personaggi secondari e si rivela inoltre fin troppo indeciso rispetto al taglio da assegnare all’intera operazione. Non bastano Tom Hardy che nella versione italiana è doppiato da Adriano Giannini e che si muove tra il cinema del doppio alla De Palma e l’Enzo Ceccotti del bellissimo e ormai cult Lo chiamavano Jeeg Robot, né gli sparuti tentativi di sorprendere con qualche trovata di smaccata ironia (“qual è il piano, farmi morire di trekking?”), né la presenza di Michelle Williams (totalmente fuori contesto) e di Riz Ahmed, costretto alla caratterizzazione di un Carlton Drake scritto male in partenza (dunque errore di sceneggiatura e non di interpretazione) privo di qualsiasi sfumatura, visionario senza scrupoli né morale, villain mai capace di “sedurre” come invece dovrebbe accadere anche in operazioni di questo tipo. Ci sono molti errori, incongruenze e pessimi dialoghi, ma anche ottime scene action ed interpretazioni in grado di elevare il film ad un livello da cinema di serie A. Un buon elemento lo si può riscontrare nella scena post credits. Un buon elemento che potrebbe risollevare le sorti di questo interessante, ironico, violento e caotico franchise, ovvero, l’incontro/scontro con Carnage, spietato serial killer che Eddie Brock incontrerà nella sua prossima “avventura”. Perché si tratta di un buon elemento? Guardate il film e scoprite chi ne è e chi ne sarà l’interprete. Confido totalmente su di lui e sulla sua certa geniale interpretazione e caratterizzazione del personaggio. Venom, consigliato nì!
TRAILER:
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