Un piccolo favore (A Simple Favor; 2018) di Paul Feig – Recuperato in home video
- Eugenio Grenna
- 1 mag 2019
- Tempo di lettura: 3 min

TRAMA:
Stephanie è una mamma vlogger che cerca di scoprire la verità che si cela dietro l’improvvisa scomparsa della migliore amica Emily dalla loro piccola città. Affiancata da Sean, il marito di Emily, si muoverà tra colpi di scena e tradimenti, segreti e rivelazioni, amore e lealtà, omicidio e vendetta.
COMMENTO:
Commedia ma anche soft thriller psicologico. Paul Feig, l’elegantissimo regista del disastroso sequel/remake/spin-off Ghostbusters al femminile, torna al cinema con un altro film totalmente femminile ed allo stesso modo riuscito soltanto in parte, ma in ogni caso superiore al titolo precedentemente citato. Quello che sorprende davvero è il modo in cui Feig riesce a mantenere il film dall’inizio alla fine (2h di durata abbastanza eccessive) sempre in bilico all’interno di un discorso di contaminazione tra generi e creazione di un ibrido. Mi spiego meglio, per 2 ore il film resta al confine tra commedia (quasi demenziale da b-movie di basso livello) e thriller psicologico (senza mai esserlo davvero, se non nel finale, probabilmente per una mancanza di coraggio), ed il film non eccede mai, nemmeno per un momento. Non è mai troppo comedy, thriller o cinema demenziale fine a sé stesso. Uno strano ibrido che diverte, intrattiene e cerca inoltre di proporre alcune riflessioni. I personaggi che Feig descrive e che fa muovere all’interno di queste torbide dinamiche sono tutti molti molto cinici e mentalmente disturbati, persone che pur di perseguire il loro obiettivo farebbero qualsiasi cosa, persino uccidere più volte, fingersi estranei a qualsiasi realtà, vivere nella menzogna, crearsi false identità e così via. Molto interessante dunque come Feig riesca in ogni caso a rendere tutte queste caratteristiche anche sopportabili, facendo apparire questi personaggi agli occhi degli spettatori davvero simpatici, adorabili e sì maldestri nei loro tentativi di creare violenza e disordine. Si percepiscono forse anche troppo i rimandi all’ottimo Gone Girl – l’amore bugiardo di David Fincher, thriller psicologico sulle menzogne e le violenze che possono nascondersi alle spalle di qualsiasi matrimonio, ci sono momenti in cui questo stranissimo A Simple Favor sembrerebbe replicarne intere sequenze, senza mai raggiungerne la potenza scenica e narrativa che contraddistingue il cinema di Fincher all’interno del panorama cinematografico internazionale. Lo cita e in abbondanza, ma se ne discosta anche, facendolo in maniera abbastanza intelligente, cercando di prendere in ogni situazioni tutt’altra deriva rispetto a quel film che rappresenta poi il suo reale punto di riferimento. Il film convince e risulta godibile, seppur colmo di errori, sequenze intrise di banalità ed una punta di trash (c’è un momento del finale che pare uscito dalla saga Scary Movie), Blake Lively è adorabile e dirotta il film a suo piacimento, attraverso un’interpretazione che gioca col doppio (tematica sfruttata parecchio nel cinema degli ultimi anni). Anna Kendrick invece piuttosto sottotono, spalla comica che non funziona quasi per niente a livello drammaturgico, risultando sempre divertita e quindi fuori luogo. In conclusione, A Simple Favor convince e non convince, mix tra generi piuttosto distanti che non riesce appieno, diverte ma soltanto a tratti, intrattiene a livello di thriller, ma anche qui soltanto a tratti. Un film totalmente al femminile, che vorrebbe dunque appartenere al buddy movie, nonostante in scrittura manchi totalmente di precisione e attenzione a quella deriva. Interessante notare tutti i parallelismi con Gone Girl (che sono presenti in abbondanza) così come seguire le assurde dinamiche che legano questi personaggi quasi totalmente idioti e cretini. Un po’ di serietà in più non avrebbe guastato. Consigliato nì!
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