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Tonya (I, Tonya; 2017) di Craig Gillespie – Recuperato in home video

TRAMA:

Tonya Harding è una pattinatrice artistica su ghiaccio che, nonostante le difficoltà, riesce ad affermarsi a livello internazionale. La sua vita però nel 1994 è segnata dall’aggressione alla rivale Nancy Kerrigan, dando vita a uno degli scandali più assurdi e tragici della storia del pattinaggio e dei giochi olimpici.

COMMENTO:

Sin dalle prime scene ci rendiamo conto come spettatori, di quanto questo film sia inusuale ed interessato ad un discorso di derivazione e citazione, basti pensare all’impostazione registica e scenica delle presentazioni. I personaggi principali (così come quelli secondari) ci vengono presentati attraverso delle inquadrature da finta intervista televisiva in 4:3. Sono nelle rispettive abitazioni, colori totalmente opposti, circondati da ambienti pressoché simili ai volti e ai personaggi stessi che vi si muovono. In qualche modo le scenografie (prese singolarmente) ci raccontano qualcosa di questi strambi e totalmente assurdi personaggi. La presentazione è piuttosto interessante in quanto tutto viene giocato sull’ironia ed il dramma, e la domanda che ci viene proposta è: “Che cosa è accaduto nelle loro vite 30 anni prima?” Da questa domanda il film comincia a mostrarsi nella sua vera essenza. Personaggi/Attori che ci raccontano le loro storie (il racconto avviene quasi sempre con lo sguardo del personaggio in questione a favor di camera, c’è quindi una rottura della quarta parete e dunque un’interazione tra pubblico e personaggio interno alle dinamiche del film) violando una di quelle norme cinematografiche studiate e rispettate rigorosamente dai regista del cinema precedente agli anni 2000. Una tecnica cinematografica utilizzata molto spesso nel cinema postmoderno, per esempio dal grande Martin Scorsese di The Wolf Of Wall Street o dall’ottimo Adam McKay di La grande scommessa. Craig Gillespie è molto diretto a livello registico, non nasconde infatti i chiari ammiccamenti al cinema di Scorsese, come quelli continui e piuttosto interessanti per l’uso che ne fa al cinema dei fratelli Coen (Fargo più specificatamente). Partendo da un’ottima regia che deve molto ad un’idea di cinema altrui, Gillespie realizza uno di quei film appartenenti alle storie vere anni 80/90, raccontate nella loro naturalissima e talvolta incredibile assurdità. In cui trame ed intrecci totalmente folli ed insensati diventano credibili poiché reali. I, Tonya è una storia di violenza affettiva, famigliare e sentimentale. Colma di menzogne e dramma. Tutto il film ruota però attorno ad un nucleo fondante. Quello dell’incidente causato alla pattinatrice Nancy Kerrigan, probabilmente (ma forse no) commissionato dalla rivale Tonya Harding (un’eccezionale Margot Robbie che crea un’interpretazione a strati in continua trasformazione), sicuramente perpetrato dal marito di lei, Jeff (un sorprendente e detestabile Sebastian Stan). Pur raccontando un’assurda storia vera di cronaca nera e violenza, l’obiettivo del film non è mai quello di cercare la reale versione dei fatti, ma quello di raccontare il passato come un momento di follia da non ripetersi. La realtà di quegli anni (come quella attuale) viene presentata come enorme bacino di storie assurde e profondamente idiote. C’è un interesse quasi maniacale da parte di Gillespie nel tratteggiare così a fondo e con precisione l’idiozia dei suoi personaggi, tanto da ricordare il cinema dei fratelli Coen e quello di George Clooney degli ultimi anni (compresa la serialità). Fargo è quello che più torna alla mente per via del suo splendido contesto invernale ed innevato che condivide con I, Tonya, seppur in quest’ultimo risulti decisamente meno riuscito ed incisivo. Inoltre chiarissimo l’interesse e perfino banale (anche se a tratti) e non del tutto utile per la risata e quindi la ricerca dell’umorismo . Sembra che il film sia disposto a tutto pur di strappare qualche risata in più. C’è il desiderio di creare una sorta di commedia talmente ben scritta e ben diretta, tale da possedere una comicità alta, far ridere con classe, tentando di prendere il posto del dramma che è poi il reale filone/genere d’appartenenza di questo film. I, Tonya è indubbiamente godibile e divertente, pressoché ottimo a livello di impianto tecnico, ma non esente da problemi. Inutile aggiungere che il film si rivela indubbiamente molto potente ed incisivo sul piano delle interpretazioni, gestite in modo così singolare ed originale, da rendere il prodotto finale di una freschezza insperata. Consigliato sì!

TRAILER:


 
 
 

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