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The End? L’inferno fuori (2017) di Daniele Misischia – Recuperato in home video


TRAMA:

Claudio, un importante uomo d’affari, cinico e narcisista, una mattina, andando in ufficio per concludere un importante lavoro per la sua azienda, rimane bloccato in ascensore a causa di un guasto. Purtroppo però quel guasto sarà solo l’inizio. Un virus letale sta trasformando le persone in zombie, infetti dall’istinto omicida. Bloccato tra due piani e intrappolato in una gabbia di metallo, con gli infetti che fanno di tutto per entrare e massacrarlo, Claudio dovrà fare affidamento esclusivamente sul suo istinto di sopravvivenza per uscire da quell’inferno.

COMMENTO:

A Roma, il disordine ed il caos non portano solo guai finanziari e politici, ma anche terribili virus in grado di trasformarti in zombie. Stabilendo dunque il luogo del racconto e situandolo in un edificio tutto a vetri al centro di Roma, Daniele Misischia riprende Alessandro Roja nel suo tentativo di salvezza in The End? L’inferno fuori, l’horror in cui l’unica maniera per sopravvivere è quella di rimanere bloccati. È una giornata importante per Claudio Verona (Alessandro Roja), che deve concludere un affare in una mattina in cui sembra remare tutto contro. Prima il traffico nella Capitale, poi l’ascensore che rimane fermo tra il sesto e settimo piano. La sfortuna di Claudio si rivolterà però presto a suo favore quando un virus incontenibile trasformerà i suoi colleghi e tutti gli abitanti di Roma in esseri infetti, mangiatori di carne umana e predatori famelici. A Claudio è convenuto rimanere nell’ascensore, ma prima o poi dovrà trovare il modo di affrontare i contaminati e fuggire. È una Roma che ha perso il controllo, quella rappresentata da Daniele Misischia e dal co-sceneggiatore Cristiano Ciccotti, o meglio, immaginata da Misischia. Un’epidemia che ha modificato i comportamenti delle persone, rendendole incontrollabili, omicide. Chiaramente trattandosi di un zombie movie (e non di un horror) low budget tutta questa perdita di controllo, disperazione, violenza e trasformazione, lo sceneggiatore ed il regista scelgono di non mostrarci quasi niente. Dunque tutto resta nel background, alle spalle della messinscena e di ciò che seguiamo tra gli interni dell’auto iniziale, degli uffici ed in seguito dell’ascensore, ambientazione poi continua del film. La costruzione della tensione e dell’inquietudine è un lavoro molto preciso che, lavora sui dettagli, le voci, gli sguardi ed i racconti esterni al protagonista. Ecco dove fallisce quasi totalmente questo zombie movie 100% italiano. Non basta raccontarci con sufficienza di ciò che sta avvenendo fuori, a meno che non ci si appoggi ad una sceneggiatura ai limiti della perfezione e scritta in modo che niente possa suscitare ulteriori domande, rispetto a ciò che ti viene spiegato e dialogato. La forza del contenuto fuori campo non è dunque sorretta da alcun elemento, perdendo dunque di potenza ed interesse. Rinchiuso in un ascensore da solo, con la possibilità di uno spettro limitato di visione, il protagonista Alessandro Roja si aggira per il quadrato che gli è concesso trasudando paura per quell’ignoto oltre le porte (che lo spettatore però non teme minimamente), che rappresenta la possibilità di un mondo adesso sconosciuto e mostruoso. Con uno spiraglio che collega il corridoio esterno all’interno dell’ascensore, al personaggio Claudio Verona è dunque concesso il terrore dell’immaginare le atrocità che gli infetti consumano sui corpi delle prede, attendendo lo scontro tra l’uomo e coloro che non possono più essere considerarsi tali. Ma allo spettatore non è concesso minimamente, proprio perché non gli è stato mostrato alcunché, o non gli è stata riportata alcuna tragica vicenda legata agli infetti. Il film mantiene comunque una buona dose di intrattenimento, pur trattandosi di una sola ambientazione, poca originalità, regia a scatti (mi chiedo ancora il perché di quegli stacchi sempre sulla stessa facciata del palazzo ormai abbandonato a sé stesso), continui rapidissimi dettagli (di cui molti insignificanti) e poche interazioni a livello di dialogo. Ci si rende immediatamente conto che la sceneggiatura è più che buona nel momento in cui avviene un memorabile scambio di battute tra il detestabile protagonista ed un poliziotto che pare un navy seal. La ricerca dell’effetto è l’impedimento più grande di un film che si mostra al meglio quando a scorrere sullo schermo c’è quello che il regista ha fatto capire essere l’essenziale alla storia: un uomo, un ascensore, delle porte immobili e degli inumani decisi ad entrare, tutto in funzione di una catarsi personale che porterà l’uomo a liberarsi delle sue impurità nel momento peggiore. Il prolungarsi della storia tende ad appesantire il film che sembra non voler giungere presto al proprio finale, ma nonostante il bisogno di asciugare alcune parti, riesce comunque a portarsi fin alla fine mantenendo il turbamento per il virus inclassificabile. Consigliato nì!

TRAILER:


 
 
 

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