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The Crescent (2017) di Seth A. Smith – Torino Film Festival 35


Trentacinquesima edizione del Torino Film Festival. The crescent, diretto da Seth A. Smith, secondo film che ho visto all’interno di questa trentacinquesima edizione del Torino Film Festival. Si tratta di un horror molto bello per quanto mi riguarda, ma allo stesso tempo molto confuso, surreale, metafisico, atipico ma soprattutto molto molto inquietante e complesso. Ho visto questo film alle due e un quarto del pomeriggio, conscio del fatto che la sera e la notte intera dello stesso giorno non avrei visto altro che cinema horror, ma del tutto certo di farcela sono entrato e me lo sono goduto appieno. All’interno di questo strano film indie horror c’è una casa grigia che si erge isolata su una costa desolata, non vedremo mai il sole per esempio. tutto sarà sempre nuvolo o addirittura oscurità, senza vita. Una donna sola e devastata dal dolore vi si rifugia all’inizio del film, per via di un fatto tragico che verrà approfondito sempre di più, per poi assumere tutto un suo significato molto complesso nel finale. Questa donna depressa e senza voglia di vivere, o almeno così appare per tutto il film, dipinge e passeggia in riva al mare con suo figlio molto piccolo. Di notte, dall’acqua emergono figure minacciose che la chiamano. Incubi o fantasmi concreti di un passato non sepolto. Il film è davvero molto inquietante non solo per ciò che mostra e non mostra, ma soprattutto per via del suo montaggio e del suo continuo cambio di formato che da un momento all’altro confonde lo spettatore e lo inquieta. Come nel cinema dell’interessantissimo Xavier Dolan, anche qui tanti cambi di formato, in molti di questi cambi vedremo il mare, ritirarsi il più delle volte, scorrere impetuoso in altre. Questo stile surreale e metafisico mi ha ricordato molto non solo il cinema di David Lynch, ma soprattutto un film in particolare del bravo regista Alejandro Amenábar ovvero “The Others” del 2001. Nel corso delle passeggiate mamma-figlio assisteremo a degli incontri, il primo avverrà con un uomo dall’aspetto losco, oscuro ed inquietante che darà ai due il benvenuto nell’isola, ma sempre attraverso discorsi privi di logica come molte cose e molti aspetti del film. Ecco, per questo film è molto importante il non sense, per il fatto che molte situazioni hanno a che fare con discorsi e situazioni quasi sempre prive di logica e senso, infatti sentiremo il discorso di benvenuto accompagnato da inquietanti commenti sulle acque della zona. Il secondo incontro avverrà con una bambina, il suo compito è la pulizia di quei luoghi e anche lei dirà qualcosa inquietante perchè darà un consiglio alla donna, ovvero di fare molta attenzione ad alcuni che frequentano quella spiaggia. Mentre gli altri incontri non verranno mai approfonditi, sempre sbiaditi, con personaggi che il regista sceglie di non mostrarci troppo, ma questo per il finale scopriremo avere un suo senso logico e abbastanza profondo. Ci sono dei momenti davvero molto inquietanti, nella casa immersa nell’oscurità e nel freddo. Interessante questo fatto dell’assenza totale di luci anche nella casa, a parte l’uso sul finale di una colorazione rossa molto accesa, funzionale alla scena di home invasion e inseguimento del bambino piccolo da parte di uno dei visitatori della spiaggia. The Crescent in qualche modo e per alcuni aspetti mi ha ricordato anche il recente, interessantissimo e controverso “Mother!” di Darren Aronofsky. Ciò perchè anche in “The Crescent” abbiamo a che fare con l’arte come strumento di follia e incubi, in “Madre!” l’arte era in mano a Bardem, qui è in mano alla madre, molto pericolosa, bello un momento in cui mamma e figlio si mettono a dipingere insieme con dei colori apparentemente normali, che poi finiscono per tingersi di rosso sangue e divenire infine il mare che spesso bagna le zone circostanti la loro casa. L’arte anche qui porta la follia all’interno di una casa già di per sè abitata dalla tristezza, dalla follia repressa e dal desiderio della non vita. Il film ha anche un aspetto molto filosofico per quanto riguarda questo desiderio di raggiungere la morte da parte della persona viva (la madre), e del desiderio di raggiungere la vita da parte delle persone morte (i visitatori). Nel film scopriremo esserci due media, il mare e il telefono, quest’ultimo assumerà molta importanza nel finale, perchè permetterà prima alla madre e poi a suo figlio di comunicare con il regno dei morti, cosa fra l’altro già letto nella letteratura horror recente, tra cui un bellissimo racconto di Joe Hill. Gli aspetti più inquietanti di questo film sono rappresentati proprio dalla follia della madre, da questa casa grigia che si erge solitaria sulla spiaggia, dalla paura della madre per quanto riguarda il fatto che suo figlio possa parlare con i visitatori, ma soprattutto il mare. Fino ad un certo momento lo spettatore crede di aver compreso il senso del film, per poi finire davvero molto confuso, perchè The Crescent è il classico film da festival, apparentemente semplice e lineare, in realtà complesso, per nulla lineare e con mille finali diversi. Forse non ci ho capito niente, forse ho capito tutto, in ogni caso credo che questo The Crescent rappresenti un’idea di cinema davvero originale e significativa. Per tutto il film non ho pensato ad altro che un incubo filosofico sulla vita e sulla morte, sui fantasmi e sul passato che torna, e la cosa bella e significativa è che si tratta di un incubo ad occhi aperti e raramente capita nel cinema horror. Inquietante, davvero molto inquietante, non vorrei per nulla tornare un’altra volta in quella casa buia a fredda in cui il campanello suona nella notte, in cui un inquietante gatto spunta in casa quando vuole, in cui questa madre si ritrova bagnata nella sua casa e molto altro. The Crescent .. secondo film di questo Torino Film Festival 35 edizione, molto interessante!

 
 
 

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