Smetto quando voglio – Masterclass di Sydney Sibilia Recensione
- Eugenio Grenna
- 12 feb 2017
- Tempo di lettura: 3 min

– Pietro, perchè hai una svastica sul casco ? – Perchè sono venuto con un sidecar originale del III Reich e non è che posso andare con un casco normale su un sidecar originale del III Reich, altrimenti sembrerei un cretino.
Smetto quando voglio – Masterclass film del 2017 diretto da Sydney Sibilia che è anche in sceneggiatura insieme a Francesca Manieri e Luigi Di Capua. Sequel del divertentissimo e del sorprendete “Smetto quando voglio” del 2014, esordio cinematografico di Sidney Sibilia. Sequel vero e proprio ? no, non proprio, perchè le vicende narrate in questro film si svolgono prima della scena finale del primo capitolo. Mesi fa è uscito quel bruttissimo film della DC diretto dal bravo regista David Ayer intitolato “Suicide Squad” in cui teoricamente si riuniva una squadra e si eliminavano i cattivi, quelli veri. Non è un caso che questo secondo capitolo di smetto quando voglio abbia degli elementi di Suicide Squad, solo usati molto meglio. Infatti vedremo una prima parte del film in cui la banda viene messa insieme, viene arruolata o comunque ricomposta. No tranquilli, a farlo non c’è la pessima e ingessata Viola Davis di Suicide Squad,a farlo ci saranno un divertentissimo Edoardo Leo che torna nei panni del professor Pietro Zinni e l’ispettore Paola Coletti interpretata da una brava anche se un po’ troppo ingessata Greta Scarano, che avevamo visto bravissima in “Suburra” l’ultimo film e quasi capolavoro di Stefano Sollima. Tornando a Smetto quando voglio – masterclass, mi è piaciuto molto questo secondo capitolo, a parer mio supera addirittura il primo film. Mi è piaciuto molto il fatto della divisione del film, infatti analizzando il film sembra diviso in tre atti, il primo in cui la squadra viene riunita, il secondo atto in cui la squadra viene addestrata e comincia ad agire ed infine il terzo atto, in cui la squadra giunge al massimo delle sue potenzialità e allora si da allo scontro finale, per raggiungere il vero obbiettivo. Come struttura può ricordare perfino alcuni western per esempio “I magnifici 7” o anche “Lo straniero senza nome”. Ma di che cosa parla questo film, la trama è molto semplice : La banda dei ricercatori è tornata. Anzi, non è mai andata via. Se per sopravvivere Pietro Zinni e i suoi colleghi avevano lavorato alla creazione di una straordinaria droga legale diventando poi dei criminali, adesso è proprio la legge ad aver bisogno di loro. Sarà infatti l’ispettore Paola Coletti a chiedere al detenuto Zinni di rimettere su la banda, creando una task force al suo servizio che entri in azione e fermi il dilagare delle smart drugs. Agire nell’ombra per ottenere la fedina penale pulita: questo è il patto. Il neurobiologo, il chimico, l’economista, l’archeologo, l’antropologo e i latinisti si ritroveranno loro malgrado dall’altra parte della barricata, ma per portare a termine questa nuova missione dovranno rinforzarsi, riportando in Italia nuove reclute tra i tanti “cervelli in fuga” scappati all’estero. La banda criminale più colta di sempre si troverà ad affrontare molteplici imprevisti e nemici sempre più cattivi tra incidenti, inseguimenti, esplosioni, assalti e rocambolesche situazioni come al solito… “stupefacenti”. Insomma bellissima collaborazione tra Sidney Sibilia e Matteo Rovere (presente in produzione). Smetto quando voglio rappresenta la prima saga italiana degna di nota, ascoltando le dichiarazioni di Sibilia abbiamo appreso che il suo sogno sarebbe fare un film di fantascienza, chissà che non ne nasca una saga simile a quella di Ritorno al futuro solo in Italia e con elementi e vicende tutti nostri .. potrebbe venir fuori qualcosa di veramente interessante !! Tornando al film in questione, Sydney Sibilia usa la stessa tecnica del primo film, con un look acido e psichedelico, con quelle luci e quei colori sempre sul giallo, crea una commedia action che pare voler ricordare il cinema di John Landis, principalmente The Blues Brothers (1980) e Spie Come Noi (1985). Ma non solo Landis, infatti Sibilia con questo secondo capitolo sembra voler tornare sui passi del grandissimo Mario Monicelli de “i soliti ignoti”, ma sembra avvicinarsi anche al cinema action comedy americano come quello di Steven Soderbergh per la sua trilogia Ocean’s .. Per chiudere, Sydney Sibilia si conferma un’altra volta come un’anomalia assoluta nel panorama cinematografico italiano, come d’altro abbiamo detto del grandissimo e coraggiosissimo Gabriele Mainetti per il suo “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Entrambi i registi hanno un punto in comune, la volontà di trasformare i loro sogni, la loro idea di cinema, ciò che loro vorrebbero aver visto o vorrebbero vedere nel panorama cinematografico italiano e renderlo quindi concreto. L’Italia del grande cinema si sta risvegliando forse, Rovere con Veloce come il vento, Genovese con Perfetti Sconosciuti, Sibilia con i suoi Smetto quando voglio e Mainetti con il suo Lo chiamavano Jeeg Robot. Non vedo l’ora di vedere il terzo capitolo di Smetto quando voglio .. perchè già con questo secondo film stiamo a livelli altissimi.
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