Seven Sisters (What Happened to Monday) di Tommy Wirkola (2017) – Torino Film Festival 35 R
- Eugenio Grenna
- 17 feb 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Seven Sisters: titolo con cui è stato distribuito in Italia What happened to monday: titolo originale del film
Questo è uno di quei film che sono riuscito a recuperare alla trentacinquesima edizione del Torino Film Festival e di cui non sono riuscito a scrivere in seguito. Il film in questione è diretto dal giovane Tommy Wirkola, classe 1980, regista e sceneggiatore norvegese che ha all’attivo ben sette lungometraggi, tra cui “Dead Snow” divertentissimo horror parodia del 2009 in cui orde di zombie nazisti si risvegliavano improvvisamente dalle nevi. Con questo settimo film Wirkola raggiunge una sorta di maturità rispetto ai precedenti lavori, non che fossero opere considerabili come minori. Con una mossa di invidiabile furbizia Wirkola ribalta l’idea proposta da Cuaron nel suo “I figli degli uomini” del (2006). L’ambientazione ricorda un po’ quella del film appena citato, ma in ogni caso riesce a creare sempre qualcosa di nuovo, un’idea di futuro distopico al tempo stesso originale e famigliare. In un mondo che pare militarizzato, l’umanità sembra essere giunta alla fine della corsa e i pochi disperati tentativi di sfamare tutti con alimenti modificati hanno portato ad un aumento incredibile di parti gemellari, tanto da costringere i governi ad adottare una politica di un figlio solo a famiglia. Quindi nascono procedure per salvaguardare le condizioni di quei figli in più che verranno sottoposti ad un congelamento in attesa di tempi migliori. In questo modo cinico, violento e apparentemente controllato c’è un uomo che decide di fare una scelta per salvare qualcuno che gli sta a cuore. Il suo nome è Terrence Settman, interpretato da un sempre ottimo Willem Dafoe, in questo film in scena per pochi minuti tutti molto godibili, in cui Terrence salva le sette gemelle di sua figlia, le nasconde in una soffitta e le educa, insegnando loro ogni cosa, dalle materie scolastiche alle procedure da eseguire per rimanere in vita. Ad ogni bambina viene dato come nome un giorno della settimana, il loro nome corrisponde all’unico giorno in cui gli sarà consentito in futuro di uscire dalla soffitta. In questo modo le autorità non avrebbero nessun sospetto su eventuali gemelle e/o figlie di troppo. Tutto sembra essere orchestrato alla perfezione finchè qualcosa va storto. Non siamo robot, siamo umani e gli umani commettono degli errori, fanno delle scelte, si innamorano ma soprattutto possono cambiare. Questo succede nello strano nucleo famigliare delle sorelle Settman, ogni gemella è diversa dalle altre in casa, mentre fuori dalla soffitta devono truccarsi allo stesso modo e assumere un’unica identità: Karen Settman. Tutto sembra funzionare funzionare finchè una delle sette sorelle scompare e così la pace e la tranquillità svaniscono, prendono il sopravvento il caos, la paura e la violenza. Dunque una alla volta dovranno uscire dalla soffitta nel giorno della settimana stabilito assumendo l’identità di Karen per poter scoprire qualcosa di più sulla sua scomparsa. Queste sono le premesse di “Seven Sisters” a mio parere ottimo thriller/sci-fi distopico, in cui si ha una combinazione perfetta tra il mondo grigio e disperato di Cuaron, la fanta-politica di Blade Runner e il dramma famigliare. Il regista è Tommy Wirkola , le sette sorelle sono interpretate da una poliedrica e camaleontica Noomi Rapace. Ci sono molti elementi interessanti in questo film, il primo è quello dell’ottima combinazione tra le scene d’azione e le scene di dialogo, infatti dalla scomparsa di Karen all’intelligentissimo finale si hanno dialoghi e scene d’azione perfettamente orchestrati, in grado di suscitare ansia e suspence nello spettatore. Molto interessante anche il fatto che quando pensiamo di aver capito l’intreccio, lo script di Botkin e Williamson continua ad introdurre intrecci e fatti nuovi e inattesi. La sceneggiatura è astuta, il ritmo è buono, quando è concitato raggiunge picchi di invidiabile spettacolarità, la trama è priva di buchi e la regia è molto buona e questo sorprende sinceramente visti i precedenti film di Wirkola, in cui il divertimento del mostrare veniva prima di ogni altra cosa tra cui regia, interpretazioni, montaggio ecc. Le scene di morte sono girate con enfasi e sentimento, si nota che il regista s’è appassionato a quei momenti, ogni confronto e ogni strategia di fuga con la quale le sorelle cercano di liberarsi a vicenda, ha il suo suggello in alcune piccole ossessioni del film. Dita tagliate, spari in testa, confronti nei bagni, sono solo alcuni esempi di un film di fantascienza che ha un’identità precisa e anche senza essere un capolavoro si distingue da tutti gli altri film dello stesso filone fin dai primi momenti. Molto bello!
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