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Sei ancora qui – I still see you (I Still See You; 2018) di Scott Speer – Film In Sala

TRAMA:

Un evento catastrofico ha fatto sì che cadesse la barriera che separa il mondo dei vivi da quello dei fantasmi. Dopo anni di tranquilla convivenza con i vivi, un fantasma invia un messaggio minaccioso a una giovane ragazza, costringendola a una missione che cambierà per sempre il corso della sua vita.

COMMENTO:

Serialità? No, cinema! Sei ancora qui – I Still see You (I Still see You) è un film di fantascienza del 2018 diretto da Scott Speer. Per capire immediatamente il mood totalmente folle (quasi post apocalittico) del film, le dinamiche famigliari, sentimentali, drammatiche, del thriller nello specifico e della fantascienza (seppur non così profonde) interne a questo film avvengono in queste condizioni: Un cataclisma improvviso distrugge la barriera che divide il nostro mondo dall’aldilà facendo entrare nella quotidianità gli spiriti di chi è morto. Dopo anni di pacifica convivenza, uno di loro, un redivivo, invia un messaggio minaccioso ad una ragazza, la sedicenne Ronnie, catapultandola in una missione che cambierà per sempre il corso della sua vita. C’è dunque un discorso da fare rispetto ad un prodotto cinematografico come questo. Da una parte la somiglianza fin troppo accentuata ai modelli di serialità odierni, ovvero quei teen movie che mescolano l’horror al teen, al dramma e via dicendo, facendo un mix tra le caratteristiche delle soap e quelle del cinema fantascientifico/post apocalittico ecc. Dall’altra interessante come questo film sia sempre a cavallo tra l’horror, la fantascienza, il teen movie ed il soft thriller. Non a caso Sei ancora qui nasce da un romanzo young adult dello scrittore Daniel Waters, affidato ad un regista specializzato per quel target e ad un’attrice che è già un’eroina per il suo pubblico di riferimento, qui alla ricerca di legittimazione presso una platea potenzialmente più ampia. Ciò che contraddistingue ed allo stesso tempo allinea questo prodotto teen movie ad altri precedentemente usciti (penso a Twilight) è la scelta dell’ambientazione e la scelta della fotografia, così apparentemente outisder e differente dai prodotti che vediamo tutti i giorni al cinema, colmi di colore e vivacità. L’ambientazione è invernale e distopica proprio perché ci troviamo in una situazione in cui il mondo è sconvolto da un disastro di laboratorio che ha avuto luogo nel 2010 e ha alterato il confine tra vivi e morti, riportando questi ultimi alle loro case e alle loro abitudini. Anche se soltanto per qualche minuto. Il riferimento all’11 settembre, almeno nella dinamica, è evidente, a partire dalla prima scena, ambientata in una scuola elementare, che richiama alla memoria quella mattina passata tragicamente alla storia col presidente Bush impegnato a leggere la storia di una capretta in una scuola della Florida, mentre a New York due aerei infilavano le torri gemelle. Anche qui si parla di un ground zero, di persone che si gettavano dall’alto, di una necessaria elaborazione del lutto, privato e condiviso, che non si riesce ad operare, e di un mondo riscritto nei suoi connotati, anche se strada facendo il film lascia il posto ad una svolta più tipicamente thriller. La sceneggiatura di Jason Fuchs (che viene dall’orribile sceneggiatura di Pan-Viaggio sull’isola che non c’è di Wright) è allo stesso tempo imperfetta e funzionale, proprio perché goffa e indecisa in molti momenti (soprattutto in quelli più specificatamente sentimentali) ma assolutamente precisa e diretta in altri (penso alla rivelazione del colpo di scena finale che quando avviene risulta necessario e di grande intrattenimento rispetto agli sviluppi del film). ll film scivola a più riprese e questo è inevitabile trattandosi di un teen movie low budget, infrangendo il delicato equilibrio tra fantastico, horror, film verosimile, fantasy e prodotto cinematografico narrativamente credibile. Oppure ricorre a spiegazioni tardive, lezioncine di cui non si avverte sempre la necessità, salvo poi lasciare scoperti alcuni tasselli incongrui della distopia sui quali invece non avrebbe fatto male un chiarimento. Ecco dunque le imperfezioni di una sceneggiatura non proprio precisa. Detto ciò, il film di Scott Speer resta un prodotto accattivante, godibile, di un intrattenimento piuttosto buono, e con delle dinamiche piuttosto interessanti, soprattutto questo racconto di possibile comunicazione tra mondo dei morti (e quindi delle anime) e mondo dei vivi. Dondolandosi di continuo tra la science-fiction e l’horror, il regista Scott Speer punta soprattutto sul look per garantirsi un’atmosfera di sicuro effetto sul giovane pubblico, lavorando su penombre e colori freddi e desaturati. La storia chiaramente non eccelle in originalità, ma saggiamente si mantiene portante sul percorso della protagonista e sulla traccia del mistero da risolvere. La ventenne attrice Bella Thorne continua a distanziarsi dai tempi di Disney Channel cambiando look e scegliendo storie che possano darle un peso artistico e drammaturgico maggiore, parallelamente alla sua carriera di cantante. Che questo film non sia indimenticabile pare ovvio, ma gode di buone prove attoriali (Bella Thorne è di una carica sessuale non indifferente nonostante la sua recitazione cerchi di andare in tutt’altra strada) e di dinamiche sufficientemente interessanti da seguire. Adattissimo a un pubblico molto giovane, per quel mix di soprannaturale, mistero e sentimento che va per la maggiore in questo periodo, non dispiace nemmeno a un pubblico più adulto. Ecco perché a parer mio, questo filmetto teen tra l’horror e lo sci-fi si lascia vedere senza troppe pretese ed ambizioni. Consigliato nì!

TRAILER:


 
 
 

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