Searching (Id; 2018) di Aneesh Chaganty – Film recuperati in home video
- Eugenio Grenna
- 1 mag 2019
- Tempo di lettura: 2 min

TRAMA:
Dopo la scomparsa della figlia di sedici anni, un padre disperato forza il suo computer per cercare indizi utili a rintracciarla.
COMMENTO:
Questo proprio me lo ero perso. Film del 2018, scritto e diretto da un giovane regista indiano ventottenne, Aneesh Chaganty, qui al suo esordio, aiutato (in produzione) da un nome piuttosto noto all’interno del panorama cinematografico internazionale, Timur Beckmanbetov, regista del cinecomic Wanted e La leggenda del cacciatore di vampiri. Searching è molto probabilmente il miglior esempio di cinema social thriller moderno, dopo alcune incursioni nell’horror della Blumhouse (nota casa di produzione di Jason Blum)piuttosto valide, ovvero i due capitoli di Unfriended, ma anche una parte di The Gallows, horror giovanile che come spunto d’avvio sfruttava una tragedia in diretta social. Perché social thriller? È già qualche anno che nuovi registi tentano di creare un modello di cinema interno alle dinamiche dei social media e della tecnologia che sfruttiamo quotidianamente, così libera e per questo così spaventosa, perché potenzialmente illimitata e di incredibile accessibilità. I tentativi sono stati fatti con l’horror e con il thriller. Searching ne è l’esempio migliore, perché dimostra che si può creare una narrazione cinematografica anche decisamente godibile a livello visivo, sfruttando esclusivamente webcam, chat di what’s app, chat di face book, email, servizi dei telegiornali e così via. Insomma un film creato dalla tecnologia che a sua volta viene mossa e usata come strumento da tutti noi. A livello di comunicazione visiva e testuale, il film si dimostra molto potente, interessante da analizzare (e non solo da studenti di cinema, ma anche da parte degli studiosi e studenti di indirizzi come scienze della comunicazione e simili) per individuare le varie metafore o riferimenti ad eventi realmente accaduti. Una grande intelligenza di fondo e modernità interne al film aumenta il senso di disagio, tensione, interesse e sgomento legato alle varie vicissitudini che noi spettatori seguiamo sempre e comunque attraverso schermi interattivi che sono dunque soltanto uno specchio della realtà, una sua rappresentazione, nulla di più. Quasi finzione. Una realtà fittizia. Quindi c’è tutto un gioco che il regista mette in atto per far riflettere lo spettatore rispetto a quale sia davvero la realtà che i social ci presentano? La nostra o soltanto una immaginaria e filtrata da menzogne, fake, amicizie false e via dicendo? Non so se si è capito ma il film (secondo me) è molto bello. C’è un racconto molto efficace di famiglia distrutta da una malattia interna ad essa attraverso brevi stories e fotografie postate, un rapporto padre/figlia molto singolare e minato da delicate faccende, torbide vicende legate ai social, il ruolo ormai preponderante dei mass media nei casi di cronaca nera e molto altro. Un affresco spaventoso, intelligente, e davvero interessante della nostra società attuale, dei social network, e della famiglia nelle sue contraddizioni, ma anche su tutto ciò che non funziona nelle istituzioni, che si parli di scuola o polizia. Ci sarebbero molti discorsi legati a metafore del film e letture alternative. Quando questo è possibile si è appena visto un film che funziona. Se ancora non l’avete visto, è il caso di farlo. Consigliato assolutamente sì!
TRAILER:
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