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Quello che non so di lei (D’après une histoire vraie; 2017) di Roman Polanski


“Puoi stare tranquillo Paul, io sono la tua ammiratrice numero uno.”

KATHY BATES – Annie Wilkes – Misery non deve morire (Misery) – Un film di Rob Reiner

LA SINOSSI:

Delphine è l’autrice di un romanzo dedicato a sua madre che è diventato un best seller. La scrittrice riceve delle lettere anonime che l’accusano di avere messo in piazza storie della sua famiglia che avrebbero dovuto rimanere private. Turbata da questa situazione Delphine sembra non riuscire a ritrovare la volontà per tornare a scrivere. C’è però un’appassionata lettrice che entra nella sua vita. Sembra riuscire a comprenderla e a sostenerla in questo momento difficile con la sua capacità di intuizione e con il suo charme tanto da divenirle così necessaria da invitarla a condividere il suo appartamento. Sarà una buona scelta?

IL COMMENTO:

La fama può avere innumerevoli “effetti collaterali”: ne è profondamente consapevole la protagonista del nuovo film di Polanski, Delphine de Vigan, conosciuta scrittrice francese che ci viene mostrata in un preciso momento della sua vita, quello in cui Delphine sembra stia attraversando una profonda crisi a causa del suo ultimo best-seller mondiale. In questo ultimo e alquanto problematico romanzo Delphine affronta la misteriorisissima e tragica storia della sua famiglia in maniera così esplicita esplicita da venire accusata di essersi messa (fin troppo) a nudo per soldi. Come se ciò non bastasse, Delphine deve anche fare i conti con un blocco della scrittrice che le impedisce di continuare a scrivere, o almeno, non come vorrebbe. Il disagio della protagonista appare evidente sin dall’incipit, in cui la vediamo autografare con grande stanchezza e confusione le copie del romanzo ai suoi ammiratori in una libreria di Parigi. Il clima, infatti, è tutt’altro che disteso: alcuni fan si rivolgono alla loro beniamina con un entusiasmo spropositato, famelico, che finisce per infastidirla e turbarla. Ma in questo caos qualcuno sembra distinguersi dagli altri: si tratta di una giovane ed elegante donna, Leila, dal cui fascino Delphine rimane subito attratta. Le due cominciano a frequentarsi, diventando ben presto quasi conoscenti e poi sempre più amiche. La protagonista arriva persino a considerare Leila una figura indispensabile, sulla quale poter sempre contare per avere consigli e dare sfogo ai propri tormenti. I lati oscuri della ragazza, però, non tardano a venire a galla, e Delphine inizia a guardare la sua “nuova amica” con grande sospetto… È a questo punto che Polanski dimostra di saper attribuire sfumature e ambiguità al complesso rapporto fra i due personaggi. Per la donna Leila diviene una presenza tanto sfiancante quanto irrinunciabile: Delphine vede infatti nell’amica una fonte di ispirazione che potrebbe darle l’energia necessaria per scrivere un nuovo romanzo. La protagonista, però, non si rende veramente conto di avere a che fare con una “musa” ossessiva e, forse, pericolosa…E qui Polanski sembra proprio aver perso la bussola, ed il controllo totale sulle due attrice e la messa in scena della situazione scaturita dal sospetto e dalle certezze.Infatti non convince proprio per nulla quando gli eventi prendono una piega inquietante e a dir poco terrorizzante, infatti vedremo alcune scenette da vero e proprio film horror o comunque di tensione, e bisogna dire che sono gestite tutte davvero male. Alcune di queste scene rischiano anche di far scappare la risata perchè si rivelano involontariamente comiche. Nella seconda parte del film infatti si impongono e prendono proprio il sopravvento queste numerose sequenze dai tratti horror, ma, al contempo, troppo patinate per risultare davvero visionarie: ci troviamo di fronte a scene girate con un’estetica torbida e ammiccante, lontane dalla allucinata brutalità di capolavori come Repulsion (1965), Rosemary’s Baby (1968) e L’inquilino del terzo piano (1976). Perché, poi, lasciare che una frenesia senza forza, da dozzinale thriller, prevalga sul volto discreto e tormentato di Delphine e, soprattutto, sull’ambiguo personaggio magistralmente interpretato da Eva Green? Non si sa, non si capisce niente, non c’è alcuna risposta chiara, nè a questa domanda, nè al finale del film. Un vero peccato perchè la prima parte era davvero molto affascinante, Polanski si perde nell’horror e nel tentativo di voler creare un vero e proprio incubo cinematografico nella seconda parte che si rivela infatti del tutto sbagliata. Un Polanski minore e piuttosto brutto.

 
 
 

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