Loro 2 (Id; 2018) di Paolo Sorrentino
- Eugenio Grenna
- 29 mag 2018
- Tempo di lettura: 4 min

“Io non mi offendo mai.” TONI SERVILLO – Silvio Berlusconi LA SINOSSI: È il momento dei confronti: fra Silvio ed Ennio, imprenditore del nordest testimone della prima ascesa di Berlusconi, tra Silvio e Sergio Morra, fra Silvio e Cupa Caiafa, fra Silvio e Veronica. Al centro c’è sempre Lui, proiezione delle speranze di riscatto di quelli (e quelle) che lo circondano, incarnazione materiale (e impudentemente materialista) dei sogni di (quasi) tutti. Loro2 si conferma superficie eternamente riflettente, come il font cromato in cui è inciso il titolo sulle locandine. E la sua estetica inane veicola visivamente un vuoto così pieno di sé da apparire come un intero perfetto, pura materia deprivata di ogni parvenza di spirito.
IL COMMENTO: “Hai finito di rompere il cazzo?” Dice una madre (Euridice Axen) al figlio piccolo, mentre lei è impegnata in una depilazione in mezzo alle gambe a bordo piscina ed il figlio le spara con una pistola ad acqua. Basta questa scena qui, in cui il corpo nudo della Axen viene ripreso a tre quarti, per spiegare la totalità ed ogni aspetto assoluto della volgarità burina, la mancanza di stile, i bassi interessi, la dignità che ormai si è persa e via dicendo. Questo perché lei è una donna oggettivamente meno bella rispetto alle Olgettine di B. e quindi questa sfrontatezza (assolutamente priva di bellezza e colma di volgarità) della scena d’apertura spiega meglio di ogni battuta o svolta narrativa la caratterizzazione del suo personaggio. Insomma è chiaro fin da subito che la scena che meglio rappresenta Loro 2 nella sua interezza è proprio questa d’apertura, in cui c’è tutto il senso del film. Mentre in Loro 1 la “scena monumento” la si poteva identificare in quel momento in cui B. e Veronica Lario si godevano il momento di perfetto romanticismo sulla giostra in movimento e sulle note del canto di Apicella. Una scena che rimandava un po’ al momento del Divo, in cui Andreotti e la moglie avevano quella bellissima riappacificazione sulle note di “I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero. Il Berlusconi di Loro 1, lontano dalle stanze della politica, confinato nella sua casa in Sardegna in un’atmosfera di ovattata tranquillità, un po’ annoiato e un po’ insofferente per la lontananza forzata dalla scena politica nazionale, corrisponde esattamente a questo gesto di svelamento (e non è un caso che compaia per la prima volta nel film proprio coperto da un velo). Fino all’epilogo romantico al termine del primo capitolo, dove ci viene mostrata la scintilla d’amore tra Silvio e Veronica rinnovata dal cameo di Fabio Concato che a distanza di anni si mette a suonare Domenica bestiale la canzone sulla quale si sono innamorati più di vent’anni prima. Dunque è davvero Loro un’operazione di umanizzazione del capo o, come ha detto Sorrentino di una rappresentazione delle sue paure, come quella dell’invecchiamento e della morte? Fortunatamente spesso i luoghi comuni e le banalità che i registi raccontano sui propri film vengono disattese da quello che si vede sullo schermo e l’inizio di Loro 2 in questo senso scompagina completamente le carte: Berlusconi è sdoppiato, e parla con uno suo doppelgänger, che ha il suo stesso volto (cioè quello di Toni Servillo) ma il nome di Ennio Doris (realmente esistente, è il fondatore di Mediolanum), ed esprime la sua solitudine e la sua sofferenza per non essere più capace di fare dei progetti, e forse si tratta del momento davvero più memorabile dell’intero dittico. La visione della seconda metà di Loro – ovvero Loro 2 – , che avrebbe dovuto riempire di senso la prima, paradossalmente glielo toglie, lasciando allo spettatore l’impressione che le due parti siano state presentate invertite. Il modo in cui è stato suddiviso il film lascerebbe infatti intendere che il degrado a cui si assiste nella prima ora di Loro 1 sia il contesto nel quale Silvio Berlusconi aspira ad entrare, quando invece si tratta, al contrario, dell’eredità che egli lascia all’Italia dopo il suo passaggio. Anche Paolo Sorrentino sembra pensarlo, come pare dalla scelta spiazzante di non far sfociare nella vita di Silvio tutto il caos orgiastico del primo film. Berlusconi entra sì in contatto con le ragazze della villa di fronte alla sua, ma soltanto per organizzare insieme a loro una cena che è davvero elegante. A voler attribuire al film un senso più profondo del biografico (che peraltro, è del tutto carente), questo può essere soltanto che “Noi”, tutti noi (Sorrentino compreso), abbiamo finito per ambire a essere come “Loro”, diventando persino peggio. Per questo la pellicola sarebbe stata più coerente con sè stessa avendo per antefatto la parte dedicata al predicatore e per conclusione quella sui seguaci. Così com’è, Loro 1 diventa inutile nel momento in cui Sergio Morra e la moglie si ritrovano da soli sulla giostra nel giardino di Villa Certosa, a ripensare che non hanno ottenuto quel che desideravano, mentre Silvio Berlusconi si diverte. Tutto questo poteva essere detto senza un film-premessa piuttosto tedioso. E’ Loro 2 il vero film su Berlusconi. Non soltanto perché resta sempre in scena, ma perché il regista napoletano tenta quello scavo nel suo modo di essere che risultava mancante in Loro 1. Per concludere, un secondo capitolo che si dimostra meglio del primo su alcuni punti, ma che non riesce mai davvero a soddisfare o condurre lo spettatore ad una morale ben precisa o un finale perlomeno chiaro, tutto rimane senza conclusioni rigide e godibili, meglio del primo ma ancora non ci siamo. Un dittico che non mi ha convinto per niente. Nota positiva la grande opera di demistificazione messa in atto da Sorrentino. A parte questo ho trovato davvero poco altro di interessante.
Comentarios