La scoperta (The discovery ; 2017) di Charlie McDowell
- Eugenio Grenna
- 17 ott 2017
- Tempo di lettura: 2 min

Che cosa c’è dopo la morte? Il film di Charlie McDowell ruota attorno a questo interrogativo universale. Distribuito su Netflix, con un grosso cast di cui fanno parte Robert Redford, Rooney Mara e Jason Segel, il film in questione risulta estremamente complesso e allo stesso tempo estremamente semplice, da una parta dramma famigliare, dall’altra film sci-fi con delle idee non propriamente originali. Seguiamo le vicende di Thomas Harbor, uno scienziato che ha provato l’esistenza della vita dopo la morte grazie ad uno stranissimo congegno da lui costruito. Questo fatto ovviamente provoca un aumento del tasso di suicidi, motivo per il quale lo scienziato preferirà confinarsi su un’isola all’interno di un istituto molto grosso in cui ospita pazienti, amici, colleghi, segretarie e molte altre persone. Una sorta di confraternita che crede e vuole sperimentare sempre di più la vita dopo la morte. Parallelamente seguiamo un’altra storia che vorrebbe essere una parte più sentimentale, risultando anzi la più fredda. Will è un uomo ormai, dopo tanti anni sta tornando dal padre e dal fratello per diventare parte della scoperta. Nel suo viaggio per raggiungere l’isola del padre in traghetto Will conosce una donna che forse nasconde una grossa verità. I due intraprenderanno una difficoltosa e tragica storia “sentimentale” tra il traghetto e l’isola dello scienziato Thomas Harbor. Una trama potenzialmente interessante, un cast potenzialmente interessante che risulta però tutt’altro. Film che mescola il dramma ad una sorta di cinema fantascientifico – esistenzialista ma anche filosofico, questo miscuglio di generi però è avvenuto nel modo più sbagliato possibile. I tempi sono molto dilatati, il film è estremamente lento per tutta la sua durata, c’è un tentativo di creare una sorta di simil Terrence Malick, ma purtroppo non ci si è nemmeno avvicinati. Le atmosfere del film come la sua fotografia appaiono veramente gelide, effetto voluto dal regista ovviamente, da una parte interessante ma dall’altra stancante, perchè questo gelo viene portato all’eccesso, tanto che sembra contagiare l’intero cast che dalla prima all’ultima scena appare stanco e sembra proprio non credere nelle idee proposte dal film. Robert Redford fiacco e imbolsito nel ruolo dello scienziato gelido, calcolatore e veramente antipatico che ha fatto la scoperta del secolo. Jason Segel per la prima volta da tanto tempo nel panorama cinematografico appare realmente triste, stanco, freddo e distaccato, come se non volesse essere parte del film. C’è da dire che alcune scelte registiche sugli attori, ovvero questo far recitare in totale sottrazione l’intero cast ha un suo significato alla fine del film, però è tutto realmente portato all’estremo. Per non parlare di Rooney Mara, un personaggio non approfondito come avrebbe dovuto essere, si accenna soltanto a ciò che il suo personaggio può aver vissuto e provato, ma alla fine il regista ha deciso di allontanarsene evidentemente, questo perchè pare solamente abbozzato. Insomma per quanto mi riguarda le idee erano tante e anche buone, il cast era potenzialmente interessante, ma molte scelte registiche proprio non mi sono piaciute, per non parlare di una sceneggiatura veramente insoddisfacente e poco approfondita. Peccato .. la scoperta poteva essere un piccolo gioiello.
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