La pazza gioia di Paolo Virzì Recensione
- Eugenio Grenna
- 12 feb 2017
- Tempo di lettura: 2 min

– Che vuoi fare ? – Io non mi arrendo (nel frattempo) – Max devi fare qualcosa ! Quante volte Max, quante volte quella donna deve ancora subire violenza ? (nel frattempo) – Senti Louise non torniamo indietro – Che vuoi dire Thelma ? – Non fermiamoci – Non capisco .. – (Indicando la gola nel Canyon) coraggio.. – (sorridendo) sei sicura ? – SI
Era il 1991 e così finiva quel grandissimo film di Ridley Scott intitolato “Thelma e Louise”. Un film molto importante, road movie tutto al femminile, in cui venivano trattati temi molto importanti come la violenza sulle donne, l’amicizia quella vera e volendo anche una sorta di vendetta da parte della donna intesa in senso generale. Thelma e Louise c’è molto nell’ultimo film di Paolo Virzì, bravo regista italiano, che fece quel dramma quasi thriller molto bello intitolato “Il capitale umano”. Per la prima volta con un film a Cannes, appunto “La pazza gioia”, Paolo Virzì ha presentato nella sezione Quinzaine des Rèalisateurs un bellissimo film, che mescola diversi generi. Va dalla commedia, al dramma, al road movie ecc. Virzì dirige il film e si fa aiutare in sceneggiatura dalla Francesca Archibugi de “Il nome del figlio”. Ci volevano le mani di una donna su una storia come questa. I due realizzano un film toccante e allo stesso tempo leggero e divertente, riescono quindi a fondere ironia e dramma, mostrando la figura della donna come estremamente vulnerabile nella società. Proprio com’erano vulnerabili nella società all’inizio del film di Ridley Scott. La trama è molto semplice, seguiamo le vicende di due donne, Beatrice Morandini Valdirana (immensa Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella Morella (bravissima Micaela Ramazzotti). Beatrice e Valeria sono due donne molto diverse, ma entrambe sono unite da qualcosa di molto forte, hanno perso qualcosa della loro vita, di se stesse, entrambe sono state in qualche modo prese in giro e maltrattate dalla gente e della società. Sono entrambe pazienti della Villa Biondi, una sorta di istituto di recupero molto blando, in cui ci stanno donne che sono in attesa di giudizio o addirittura di un processo, comunque tutte con qualche disturbo o qualche patologia mentale. Questa Villa Biondi è in mezzo alla campagna della Toscana, ripresa molto bene da Virzì, molto colorata, fatta di prati, fiori e di tramonti. Un giorno le due donne, dopo aver stretto una sorta d’amicizia o comunque di intesa, pur essendo molto diverse, spalleggiandosi a vicenda, approfittano di una falla nell’organizzazione di un gita organizzata dalla Villa Biondi, quindi fuggono dandosi alla pazza gioia. Comincia quindi un viaggio allo stesso tempo malinconico e divertente, nel passato e nel presente delle due donne, conosceremo le loro famiglie, i problemi che hanno avuto nella vita, capiremo come hanno fatto a diventare quelle che sono, ma soprattutto assisteremo ad una trasformazione. “La pazza gioia” di Paolo Virzì è un film che unisce perfettamente capolavori del cinema come “Qualcuno volò sul nido del cuculo” o “Thelma e Louise” ecc. Il risultato ? Uno dei film italiano più belli e significativi dell’anno, con due interpreti eccezionali.
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