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L’altra metà della storia (The Sense of an Ending; 2017) di Ritesh Batra – Recuperato in

TRAMA:

La solitaria esistenza di Tony Webster viene sconvolta dal ritorno in superficie di alcuni segreti del suo passato ritenuti sepolti per sempre. Sarà così costretto a confrontarsi con i lacunosi ricordi della sua gioventù, con la verità sul suo primo amore e con le devastanti conseguenze delle decisioni prese decenni prima.

COMMENTO:

Ritesh Batra, regista indiano classe 1979, torna (questa volta nelle sale) a distanza di pochi mesi dal buon film (esclusivo Netflix) “Le nostre anime di notte”, tratto dal romanzo omonimo di Haruf, con un prodotto completamente differente da quello appena citato. Si tratta di “The sense of an ending” intitolato da noi “L’altra metà della storia”, anche questo proveniente da un romanzo di partenza di Julian Barnes. Ci sono quindi due metodi per giudicare questo film: 1)Metterlo a confronto con il materiale d’origine (il romanzo da cui è tratto); 2)Lasciare da parte il romanzo ed analizzare il solo prodotto filmico. Faccio mea culpa. Ho recuperato questo strano dramma in home video, dopo averlo perso in sala, causa limitata distribuzione e non ne sono rimasto del tutto convinto per una serie di ragioni. Il film ha una prima parte di presentazione e introduzione, in cui Batra (che ricordiamo essere un regista indiano) cerca di emulare un modello cinematografico tipicamente inglese degli anni 90’, portando dunque questo citazionismo all’estremo, appesantendo il clima (decisamente troppo) intorno alla vicenda. La fotografia dal canto suo pare proporre costantemente una sorta di freddezza, colori nebbiosi e gelidi, nonostante nel film si veda relativamente poca pioggia o condizioni atmosferiche effettivamente simili. Questa scelta non aiuta dunque la riuscita di una serie di tecniche e dinamiche cinematografiche specifiche legate al dramma e alla commedia. I toni infatti sono inizialmente quelli della commedia, nonostante la sceneggiatura, la fotografia e le interpretazioni degli attori e delle attrici cerchino immediatamente di incupire e portare il film in una direzione decisamente più malinconica all’interno della vicenda che si andrà poi ad approfondire. C’è un momento iniziale molto buffo che al suo interno gioca coi toni del dramma e della commedia slapstick, ambientato nel negozietto vintage di Tony Webster (Jim Broadbent). Tony è il protagonista, un uomo spento e malinconico, divorziato e senza una vita sociale particolarmente attiva. Gestisce una piccola bottega di riparazione/vendita di vecchie macchine fotografiche. Un uomo che rappresenta una metafora ed una scelta ben precisa, quella di non volersi adattare e non voler stare al passo con la società odierna. Rimanendo con la mente ad un’altra epoca, in cui probabilmente un evento di importanza cruciale lo ha cambiato, facendone un prigioniero nel suo stesso corpo. Proprio intorno a questo evento del passato ruota l’intero film. Ciò permette a Batra di sfruttare più piani temporali, flashback e rimandi continui che alla lunga finiscono per annoiare e apparire confusi, se non del tutto mal gestiti. Se nella prima parte il film sembra funzionare per via del mistery e del dramma camuffato da commedia, nella seconda parte tutto diventa molto lento e tedioso, monotono e addirittura piuttosto piatto, proprio perché niente di realmente rilevante trasforma gli sviluppi in plot twists o eventi vagamente interessanti. Quell’intersecarsi tra passato e presente è uno schema già visitato e rivisitato a livello di cinematografia da sala e serialità, anche con risultati piuttosto geniali. Il film diventa poi una sorta di teen drama collegiale che ha a che fare con tradimenti, triangoli amorosi, famiglie con molti segreti e quindi i personaggi aumentano, entrano in campo più obiettivi e sottotrame, quasi mai funzionali alla riuscita del film. La lentezza del film è a tratti esasperante, la pesantezza della fotografia ed il modo in cui Batra sceglie di far recitare Broadbent e la Rampling sono entrambi errati, sempre troppo cupi, appesantiti, come se vivessero con un macigno costante addosso. Inconcepibile inoltre come Batra possa accostare due periodi totalmente differenti (il presente ed il passato) girandoli e trattandoli come se fosse sempre la stessa epoca. Non si percepisce il salto temporale. I toni della commedia e del dramma entrano in conflitto di continuo, ma non si tratta di un pregio come in alcuni casi potrebbe riuscire, si tratta di un punto a sfavore, poiché entrambi sono spesso e volentieri mal gestiti, poco convincenti e talvolta fuori luogo. Insomma un film profondamente indeciso e inconcludente. Tanta attesa per poca sostanza che non solo tarda ad arrivare (finendo per annoiare anche lo spettatore più paziente) ma che non può e non riesce ad essere soddisfacente in nessun modo. Un’occasione sprecata, poiché il cast include attori e attrici di tutto rispetto. Ritesh Batra, L’altra metà della storia, il senso di una fine che qui manca e poco somiglia ad una fine vera e propria, per quanto mi riguarda il suo film più brutto. Non consigliato.

TRAILER:


 
 
 

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