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Kingsman: the golden circle (Id; 2017) di Matthew Vaughn


Matthew Vaughn e Mark Millar – Il ritorno Squadra vincente non si cambia, torna la collaborazione tra il regista Matthew Vaughn ed il fumettista Mark Millar che insieme a Dave Gibbons ha scritto e disegnato Kingsman, il fumetto da cui è tratto questo fortunato franchise cinematografico. Era evidente già dal primo Kingsman che Matthew Vaughn volesse iniziare un franchise, ma ora con questo secondo film, molto atteso da alcuni, non così utile per altri, Vaughn ci dimostra di voler tornare e di voler raccontare ancora una volta queste storie di questo specifico universo cinematografico.

Cambiamenti I cambiamenti in questo secondo capitolo Kingsman sono stati molti, per esempio si ha un aumento di durata, il primo film era circa 129 minuti, questo secondo film è circa 141 minuti. Il budget che è notevolmente e fortunatamente aumentato, il primo film era costato circa 81 milioni, questo secondo film è costato circa 104 milioni. Non ci sono più soltanto le spie britanniche ma ci sono anche le spie americane, loro soci in affari, forse buoni, forse cattivi, non si sa.

Opinioni molto generali Kingsman primo capitolo si impose immediatamente nel panorama cinematografico come lo spy movie che mancava e che manca tutt’ora. Rimane l’idea di camuffare la violenza grafica sotto forma di effetto speciale psichedelico, un esempio può essere la frusta di Whiskey (Pedro Pascal) spia americana che fa a fettine i cattivi con la sua frusta, le scene sarebbero davvero violente, ma noi vedremo sempre e solamente i colori della frusta, i colori causati dal suo schioccare e via dicendo. Anche se comunque il sangue non manca in questo secondo capitolo come nel primo. C’è l’idea del tritacarne, anche in questo caso si ha una scena davvero terribile a livello di idea in sceneggiatura e non solo, alla fine però risulta molto meno violenta e molto meno terribile, questo perchè Vaughn ce la mostra come suo solito come se fosse una scena divertente, una scena da niente. L’idea del tritacarne c’era anche in quel capolavoro dei fratelli Coen del 1996 “Fargo”, anche se in quel caso la scena mostrata era molto più violenta, più sadica ed efficace. Nella scena del tritacarne di questo secondo capitolo Kingsman si ha una scena in partenza splatter, alla fine divertente e lasciata soltanto all’immaginazione, che unisce il divertimento e l’apparenza del nulla ad un’altra situazione terribile e sadica mostrata come se fosse nulla ovvero quella del cannibal movie. Ricordiamo che noi siamo stati maestri in questo filone cinematografico da Lenzi da poco mancato a Ruggero Deodato. Le scene d’azione sono ipercinetiche e spettacolari ancora una volta, anche se forse ho preferito quelle del primo film in cui la violenza era maggiore ed era mostrata davvero.

Villain e denuncia sociale della nostra realtà attuale Il villain di questo secondo film è una donna, si chiama Poppy ed è interpretata in maniera efficace e in maniera visibilmente divertita da Julianne Moore. Questa villain vorrebbe legalizzare e diventare la regina del mercato degli stupefacenti in tutto il mondo. Vorrebbe fare ciò dal suo rifugio anni 50′ in mezzo alle foreste, in cui vedremo un cinema, un bar, una sala concerti e molto altro. Il cambiamento principale del film ovvero questa collaborazione tra inglesi e americani permette di porre una domanda fondamentale. Questi colleghi americani sono dei massoni, allo stesso tempo sono produttori di liquori ed allo stesso tempo sono anche un’agenzia come la Kingsman, si chiamano Statesman, Come la Kingsman operano sotto mentite spoglie, rimangono nascosti all’interno della società e nessuno li conosce. Quindi la domanda fondamentale è: i nostri stati sono tenuti in piedi da Lobby nascoste?

Considerazioni finali Questo secondo capitolo si rivela a mio parere meno efficace del primo, più divertente, meno bello per quanto riguarda le scene di violenza e di scontri corpo a corpo (non ci sono più quelle mattanze spettacolari del primo film). Dal punto di vista dell’effettistica questo secondo film si rivela molto bello forse anche più del primo per via di un bellissimo momento in una località di montagna. Matthew Vaughn deve adorare la montagna, nel primo film l’aveva usata come base segreta da raggiungere con aerei per i ricconi che volevano salvarsi dalla “fine del mondo”, in questo secondo film invece la usa altrettanto efficacemente, con scontri, inseguimenti e molto altro all’interno di una vera e propria stazione sciistica nonchè base operativa di alcuni cattivi. C’è un momento in cui un ovovia viene fatta crollare e tutto diviene spettacolare, veramente bellissime a livello visivo queste scene che nel primo mancavano. Consigliatissimo a tutti quelli che hanno adorato il primo capitolo, anche se risulterà comunque inferiore per alcune cose, anche se sorprendente la bravura di Vaughn in regia e sceneggiatura che è riuscito a non fare di questo film un’americanata vera e propria a causa di questo inserimento degli Statesman.

Cast e stile dei nuovi agenti Il cast è molto più ambio, sono rimasti Mark Strong, Taron Egerton molto cambiato, molto maturato, un giovane Galahad, Colin Firth molto cambiato e molto divertente, Julianne Moore nei panni della villain dall’idea non troppo stupida da mettere in pratica anche nella nostra realtà, Halle Berry una giovane donna dell’agenzia Statesman, Elton John divertentissimo nei panni di se stesso tenuto prigioniero e costretto a cantare nella sala concerto della villain Poppy. Channing Tatum pseudonimo Tequila, agente degli Statesman, inizialmente non troppo sveglio e non troppo simpatico, infine simpatico, efficace anche se un po’ bamboccione, Jeff Bridges nei panni di Champagne il capo degli Statesman, vecchio che pare sempre ubriaco, con occhi perennemente svegli che parrebbe nemmeno efficace ma che risulta davvero divertente. Infine da notare assolutamente come il bravo Bruce Greenwod interpreti un presidente degli Stati Uniti molto stronzo, molto cinico e bugiardo che forse se ne infischia della sicurezza del suo popolo. Pedro Pascal come già detto in precedenza davvero molto divertente ed efficace nel ruolo di Whiskey, agente della Statesman dalla dubbia fedeltà che si diverte a fare a pezzetti i cattivi con la sua frusta. Lo stile degli agenti è cambiato, abbiamo un’unione tra le spie ancora più british del primo film e uno stile americano con cappelloni cowboy e fruste in stile west e rodeo. Kingsman: the golden circle .. divertentissimo e consigliatissimo!

 
 
 

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