John Wick 3 – Parabellum (John Wick: Chapter 3 – Parabellum; 2019) di Chad Stahelski 
- Eugenio Grenna
- 14 giu 2019
- Tempo di lettura: 5 min

TRAMA:
John Wick è in fuga per due ragioni: una taglia di 14 milioni di dollari e per aver infranto una delle regole fondamentali, uccidere qualcuno all’interno dell’Hotel Continental. La vittima infatti era un membro della Gran Tavola che aveva posto la taglia su di lui. John avrebbe dovuto già essere stato eliminato, ma il manager dell’Hotel Continental gli concede un’ora di tempo prima di dichiararlo ufficialmente “scomunicato”. John dovrà cercare di restare vivo, lottando e uccidendo, in cerca di una via d’uscita da New York City.
COMMENTO:
L’UOMO IN FUGA SOTTO LA PIOGGIA , BLADE RUNNER E LE LANCETTE D’OROLOGIO
Terzo capitolo di quella che personalmente ritengo la miglior saga cinematografica action degli ultimi 10/15 anni. Il film riparte esattamente laddove il precedente capitolo purtroppo si interrompeva. John ha violato le norme e quindi scomunicato dalla Gran Tavola. Un amico però ne ha permesso la fuga, lasciandogli un bonus, pochi minuti di libertà, prima della fine e della violenza imminente. Ciò causa e causerà terribili conseguenze, talvolta assurde ma pur sempre imprevedibili e sorprendenti. Quello che è cambiato (nonostante possa sembrare poca cosa) è la condizione atmosferica dei luoghi in cui John si muove nel corso del film. Nella prima parte di action escape, con memorabili sequenze d’azione dirette ineccepibilmente da Stahelski, che dimostra non soltanto di essere tra i migliori registi action del momento, ma anche di saper trarre grande originalità e potenza da qualcosa che in fin dei conti sembrerebbe già visto e sfruttato, c’è molto inseguimento e poco rilassamento. Basti pensare a quella che molto probabilmente è la miglior sequenza di violenza e scontro, all’interno degli ambienti rarefatti ed antiquati della New York Public Library. La macchina da presa segue con grande logica ogni spostamento di corpi e oggetti, creando dunque un ordine all’interno delle inquadrature e dell’intera coreografia action realmente ai limiti della perfezione, molto schematico. Merito anche di un’ottima fotografia (Dan Laustsen) che passa da colori al neon (Blade Runner) a colori decisamente più “vintage”, specialmente nelle ambientazioni desertiche che fanno pensare addirittura a Lawrence D’Arabia. Così come l’incredibile lavoro di montaggio, secco e repentino, caotico ma sempre molto chiaro di Evan Schiff. L’uomo in fuga non è solo, bensì in compagnia di un nuovo cane (di cui non conosce il nome, momento e battuta memorabili “ciao cane”). Tornano sempre i cani all’interno di questo franchise. Sotto una pioggia scrosciante ed il caos tipico delle grandi città americane John corre, in auto, in moto, a cavallo..e tutto risulta così divertente e di intrattenimento da farci scordare della logica spiccatamente da b-movie cui appartiene chiaramente anche questo capitolo di John Wick. Diventa interessante quindi il modo in cui la saga riesce ad elevarsi a cinema di serie A pur appartenendo a quello di serie B, in un modo molto semplice e diretto. Non servendosi di un action e di un cast dozzinale e mal assortito (da Reeves a McShane, non c’è un ruolo fuori posto e insoddisfacente), facendo più attenzione ai dettagli tecnici e alla messa in scena di inquadratura, fotografia e regia, rispetto alla sceneggiatura (che pur essendo molto scarna riserva grandi sorprese e scambi di battute memorabili) ed infine concentrandosi sui dettagli minimi, di scenografia e lavoro sui corpi. Una prima parte molto interessante che fa pensare ad un film futuristico e nervoso, di grande tensione, spietatezza e dalla grande possibilità di un esito tragico. Le lancetta degli orologi inquadrate vorticosamente, così come gli orari sugli schermi della città o dei telefonini. Una prima parte che gioca con il fattore ansiogeno e dunque sequenze di dinamismo e velocità, spostamento perenne e violenza fisica non-stop. Poi il film si trasforma, varia di tono, giungiamo ad un altro atto, totalmente differente.
DISCESA NEGLI INFERI, SPORCARSI LE MANI E RITORNO ALLE ORIGINI
Trattandosi del terzo (e forse conclusivo) capitolo di una saga cinematografica si presenta la classica logica cinematografica del ritorno alle origini del suo protagonista. Lo faceva 007 con il sorprendente Skyfall, torna a farlo anche questo franchise action. Interessante quindi in sceneggiatura sfruttare questo elemento in una chiave nuova, ossia, per concludere la faccenda che ha causato violenza e morte, John non solo dovrà tornare alle sue origini, ma alle radici veri e proprie di quella violenza e di quella morte, per poi uscirne e ricominciare da capo. Raramente questo avviene in scrittura e la logica del ritorno alle origini coincide con un finale tragico e crepuscolare, Logan di James Mangold (un quasi capolavoro) lo dimostra molto bene. Dunque i russi, che erano i nemici del primo capitolo di John Wick, che tornano ed assumono una importanza non indifferente, passando da nemici a potenti ma pur sempre malvagi alleati. La scuola di danza e quell’unghia spezzata, sono la dimostrazione di quanto Stahelski con poche inquadrature di violenza suggerita o specificatamente applicata sul corpo e su determinati ambienti scenici, riesca a comunicare tutto il timore, la paura e la diffidenza che sta provando anche il protagonista del suo film. Entra dunque in gioco il fattore empatia, ed è molto raro per la logica del cinema action, quasi sempre divertito, senza pensieri e con poca attenzione alla logica. Dai russi ad una vecchia amicizia (un amore perduto, soltanto suggerito), e poi la strategia del principe e del re, che rappresenta il fulcro di questo grande terzo capitolo di John Wick: “Se vuoi scatenare una guerra rapisci il principe il re la inizierà per te”. Dalle ambientazioni notturne, dinamiche, fatte di piogge torrenziali e luci al neon di New York, alle ambientazioni rarefatte di Casablanca (citazionismo cinematografico di una certa importanza).
PER CONCLUDERE
John Wick 3 si dimostra non soltanto all’altezza delle aspettative, ma le supera, poichè si presenta come un ottimo prodotto action allo stesso livello dei precedenti (apparentemente impossibili da eguagliare). Un’idea di cinema tipicamente maschile, di cui sono protagoniste: una morale di ferro spesso disperata e spietata, logicamente assurda, ed una violenza esagerata, nervosa, caotica ed allo stesso tempo perfettamente organizzata e chiara. Sceneggiatura scarna che dunque consegna un’ulteriore ottima prova di Reeves come eroe/antieroe silenzioso, di poche pochissime parole (quelle poche sono davvero memorabili), così come per tutto il resto del cast che si dimostra piuttosto stellare, dall’elegantissimo Winston di McShane, alla temibile ma leale Sofia di Halle Berry. Molto divertente anche il continuo gioco di citazioni cinematografiche e musicali, riferimenti alla cultura pop e letteraria di quegli anni (80/90) tra cui Matrix e parecchio cinema di John Woo. Grande azione, alcune sequenze sono davvero memorabili (quella nella libreria ed una a Casablanca con dei cani addestrati ad uccidere), sorprendente la continua variazione cromatica in fotografia ed una regia ai limiti della perfezione per quanto riguarda questo specifico canone cinematografico. Atomica Bionda ci ha confermato l’enorme potenziale registico di Chad Stahelski. John Wick 3, consigliatissimo!
TRAILER:
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