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Io sono tempesta (Id; 2018) di Daniele Luchetti


Bruno (Elio Germano): “Sei pieno di soldi? Ma che te lo devo dire io? Comincia a sganciare qualcosa no? Tanto a livello umano non c’arriverai mai!”

LA SINOSSI: Il finanziere Numa Tempesta sta per avviare un grande progetto immobiliare in Kazakistan. Ma proprio al momento di chiudere le trattative con gli investitori internazionali i suoi avvocati lo informano che dovrà scontare una condanna per frode fiscale: non in carcere, che gli avvocati sono riusciti ad evitargli, ma prestando servizi sociali presso un centro di accoglienza. Passaporto e cellulare gli vengono ritirati da Angela, che gestisce il centro, e Numa è adibito a vari compiti di assistenza – compreso quello di tenere puliti i bagni comuni.

La parabola di Tempesta è dichiaratamente ispirata a quella di Silvio Berlusconi, ma lo sviluppo del personaggio ha più a vedere con la commedia all’italiana che con l’attualità politica (anche se nella realtà spesso le due si sovrappongono).

IL COMMENTO: Io sono tempesta di Daniele Luchetti è uno stranissimo film. Racconta di una classe politica corrotta e del tutto inopportuna, aristocratici e miliardari, faccendieri e politici che sotto banco fanno affari tra di loro, oppure con lobby, società poco sicure o addirittura la malavita. Il tutto mischiato ad una denuncia sociale messa in atto attraverso la rappresentazione di un manipolo di senzatetto e poveri disoccupati che si ritrovano a dover vivere tra la strada e associazioni benefiche, che Luchetti abilmente contrappone alle vicende del ricco/ricchissimo Numa Tempesta, il quale non ha una vera e propria abitazione, bensì uno o più alberghi, interamente a sua disposizione. Molto bella la scena di apertura del film in cui Giallini/Numa Tempesta corre per allenarsi tra le stanze ed i corridoi dell’albergo in cui vive, parlando al telefono ed organizzando cene con pezzi grossi e donne dei suoi vari giri. Quindi tutto il film è impostato su questa scelta, prima c’è il momento comico legato all’uomo cinico e quindi umorismo nero e piuttosto provocatorio e poi il dramma di un padre che dorme in strada insieme al figlio o comunque altre persone completamente abbandonate a se stesse, vivendo nella povertà e nella disperazione. Non è un film che diverte e fa ridere, ma non fa nemmeno commuovere o piangere, Si tratta piuttosto di un prodotto cinematografico assolutamente indeciso, atipico e difficilmente collocabile in un genere preciso. Incredibile il fatto che lo spettatore non capisca mai davvero come porsi rispetto al film. Certamente è un film di denuncia sociale/politica ma che non vuole comunque mai calcare troppo la mano. Tutto risulta troppo superficiale e quindi piuttosto piatto ed in conclusione insignificante. Un grande Marco Giallini (come sempre Grande) non riesce purtroppo a salvare il film, ma lo rende sicuramente più bello e godibile di come avrebbe potuto invece essere con qualunque altro attore all’infuori dello stesso Giallini. E pensare che Luchetti fece quel grande film nel 2010 intitolato “La nostra vita” che andò anche molto forte a Cannes e all’estero. Indimenticabile soprattutto il momento del funerale in chiesa, sulle note di “Anima Fragile” di Vasco Rossi, canzone cantata con commovente disperazione da un leggendario Elio Germano, nella sua più grande interpretazione, probabilmente. Uno dei funerali cinematografici più toccanti e belli della storia del cinema italiani e non degli anni 2000. Indimenticabili le urla e le lacrime di Germano, il dolore, quello vero messo in scena, a disposizione di un bravo regista. Peccato invece per questo strano e decisamente insignificante film che è “Io sono tempesta” in cui è perfino difficile isolare un momento memorabile, forse soltanto la scena di apertura con Giallini che corre. Tutto il resto non è stato gestito troppo bene, a causa anche di una sceneggiatura che non brilla di originalità e di solidità.

 
 
 

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