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Il mistero della casa del tempo (The House With A Clock In Its Walls; 2018) di Eli Roth – Film

TRAMA:

Il decenne Lewis va a vivere con lo zio Jonathan in una vecchia casa diroccata, caratterizzata dal misterioso ticchettio di un orologio nascosto da qualche parte. La facciata sonnolenta della cittadina in cui si è trasferito finirà però con lo sconvolgergli l’esistenza per via di un mondo segreto di stregoni e di streghe che lo stesso Lewis provvederà accidentalmente a risvegliare.

COMMENTO:

Eli Roth passa da ottimi horror splatter o meglio gore, a thriller meno riusciti, per poi approdare ad interessantissimi fantasy horror (come questo), anche abbastanza buoni per una fascia d’età che va dagli otto ai quattordici anni. Molto divertente questo ultimo film di Roth. Jack Black è un mattatore e si conferma uno dei migliori attori di commedia e di cinema più spiccatamente comico e quindi grande uso di slapstick e così via. Fa un po’ male non sentire volgarità e non vedere nemmeno una goccia di sangue, ma all’interno di una sequenza (vediamo una marea di sangue in maniera fittizia chiaramente) poiché si sfruttano in chiave violento e splatter (sempre a livello infantile) le zucche zombie impossessate e malvagie. Divertente e con delle atmosfere nostalgia sinceramente sorprendenti. Con Il mistero della casa del tempo, Eli Roth si ispira alle atmosfere avventurose di quegli anni, infilandoci un po’ di magia alla Brad Silberling di Casper, senza rinunciare a qualche elemento horror, pupazzi elettronici parlanti e zucche maledette. La sceneggiatura di Eric Kripke (autore della serie tv del 2005 Supernatural) prende il via da un romanzo di John Bellairs, già portato sul piccolo schermo nella serie per ragazzi CBS Library del 1979, o nel telefilm dello stesso anno Once upon a time a Midnight Scary, presentato da Vincent Price. Papà televisivi di quei film che avrebbero poi conquistato i grandi schermi statunitensi. Roth si fa ispirare e cerca di intrappolare quell’aria lontana. In un certo senso ci riesce e restituisce un prodotto nostalgico e un po’ triste, come un giocattolo passato di moda. L’impronta unica di quegli anni e di quella gioventù è ormai andata perduta e probabilmente anche questo è il bello, sedersi e godere del velo di tristezza che avvolge il film. Qualcosa è rimasto, ad esempio la predilezione tutta americana per i bambini dai volti iconici: il protagonista Owen Vaccaro, già star di Daddy’s Home oppure Sunny Suljic, scelto da Lanthimos per il suo Cervo Sacro. Non scordiamo inoltre che negli ultimi tempi è uscito Piccoli brividi, tratto dalla saga di RL Stine, perfetta parente letteraria di quei film ormai lontani. Ad interpretare lo scrittore è proprio Jack Black che recluso in questi ruoli, contribuisce a restituirci l’amarezza di qualcosa che non è più sotto i riflettori. Ma l’attore americano continua a farci ridere, anche quando si affrontano i temi portanti di questi racconti, discendenti delle fiabe che sempre dicono il vero: la crescita, il dolore, il viaggio dell’eroe che può trovare la forza solo dentro di sé. Consigliato sì!

TRAILER:


 
 
 

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