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Il giustiziere della notte – Death Wish (Death Wish; 2018) di Eli Roth – Recuperato in h

TRAMA:

Paul Kersey, un chirurgo di Chicago, è un padre di famiglia dall’indole docile che si ritrova a rivedere le priorità della sua vita dopo che la moglie e la figlia sono vittime di una violenta irruzione nella loro casa. Mosso dal desiderio di vendetta, non si fermerà di fronte a nulla pur di raggiungere il suo obiettivo.

COMMENTO:

Non è Charles Bronson, è il tristo mietitore. Eli Roth alla regia e l’ottimo Joe Carnahan di The Grey (uno dei film più belli del 2012) qui in veste di sceneggiatore, fanno una scelta narrativa ben precisa, ovvero, nascondere e mostrare il meno possibile la violenza a danno delle donne che scatena la reazione del giustiziere e mostrare decisamente in maniera più esplicita e volutamente provocatoria la violenza perpetrata dal dottor Kersey/Tristo Mietitore/Giustiziere della notte a danno dei criminali. C’è da dire che questa violenza viene gestita sempre con grande cura ed attenzione da parte di Eli Roth che, essendo partito ed essendosi formato con il cinema gore/splatter dimostra di saperci fare e di saper dosare la violenza e la sua messa in scena in maniera ottimale. L’ambiguità però regna proprio a causa della scelta sopracitata, nel senso che in questo film guardare la violenza non è mai sofferenza, è sempre e soltanto piacere e divertimento, perché la violenza è inflitta a chi lo merita. Inoltre c’è un confronto tra due visioni della moralità e giustizia abbastanza fastidioso. Da un lato il dottor Kersey (un ingessato e apparentemente poco coinvolto Bruce Willis) è frustrato e distrutto a causa di ciò che è accaduto alla sua famiglia ad inizio film e quindi cerca la rivalsa e la giustizia (nel senso più pacifico possibile). Dall’altro lato invece tutti questi buoni propositi vengono accantonati ed il film diventa quasi una parabola critica che si prende gioco dell’intero sistema americano, quasi come se si trattasse di un film di Moore vietato ai minori di 18. Talmente tanto assurda e poco credibile da non provocare alcun effetto (il cranio spappolato letteralmente dal peso dell’auto) e questo annulla quindi uno dei motivi d’interesse che questo film avrebbe potuto suscitare per via del suo regista. Inoltre sembra mancare un’idea narrativa solida, nonostante si tratti di un remake piuttosto fedele, anche se da New York l’ambientazione si è spostata a Chicago. Probabilmente l’unica buona idea è quella dell’importanza e del grande peso affidato ai mass media ed al loro ruolo nella nostra società attuale. Facendo dunque diventare il giustiziere della notte un’iconica mediatica di enorme interesse , attraverso i maggiori social network, blog ecc. Insomma il film ormai cult di Michael Winner del 1974 si poneva in una posizione cinematografica difficilmente superabile, infatti il remake di Roth sembra aver ben poco da dire, quasi nulla, soltanto una miriade di faccette ed espressioni (che ormai tutti conosciamo benissimo) da duro di Bruce Willis. C’è talmente poco in questo film in grado di suscitare interesse, tanto da passare per uno di quei b-movies da sabato sera in prima tv che vedi un giorno per poi dimenticartene quello successivo. Un remake abbastanza insulso e triste. Peccato per Willis e Roth che insieme avrebbero potuto funzionare davvero. Consigliato nì!

TRAILER:


 
 
 

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