Il cittadino illustre (El ciudadano ilustre; 2016) di Gastón Duprat e Mariano Cohn – Film Rec
- Eugenio Grenna
- 19 feb 2018
- Tempo di lettura: 4 min

“C’è una tribù in Africa che non ha una parola che significhi “libertà”… semplicemente perché non ne hanno bisogno… ecco perché da noi la parola “cultura” esce sempre dalle bocche più ignoranti!” Daniel Mantovani (Oscar Martinez)
La sinossi: Daniel Mantovani, premio Nobel per la letteratura, l’ha profetizzato nel suo antiretorico discorso svedese: la massima onoreficenza farà di lui un monumento, spedendolo anzitempo al museo. Da cinque anni, infatti, non scrive niente di nuovo, e sono più gli inviti che rifiuta di quelli che accetta. Quando però arriva via lettera una richiesta da Salas, minuscolo paese argentino, decide di andare. A Salas, Daniel Mantovani è nato e cresciuto, e da là è fuggito, senza mai tornare, quarant’anni or sono, costruendo la sua identità sul rifiuto di quel luogo e della sua mentalità. Una volta in Argentina, lo scrittore è oggetto di un’accoglienza trionfale, ma col passare dei giorni le cose peggiorano, le sue opinioni non piacciono, si solleva un malumore sempre più generalizzato,un’aria nientemeno che di violenza.
Il mio commento: Il viaggio di Ulisse di Daniel comincia nel momento in cui rimette piede nella sua Itaca. Ironico, no? Il luogo povero, ignorante e degradato che lui ha nobilitato attraverso dei romanzi che di fatto hanno sfruttato e strumentalizzato la sgraziata cittadina di Salas… si ribella improvvisamente contro il suo autore. Il luogo narrativo controllato dalla potenza dell’artista non si rivelerà così mansueto e pacifico laddove diventerà il luogo fisico calpestato dalle bruttissime scarpe da ginnastica di Daniel. Salas è un qualcosa di caotico, inaspettato e imprevedibile. Salas è la punizione nei confronti dell’artista borioso pieno di sé e convinto, anche grazie alla sua dialettica manipolatoria, di essere sempre superiore perché innocente o sempre innocente perché superiore. Comincerà allora una tragicommedia fatta di nuovi incontri nonsense dove le pagine del suo nuovo romanzo verranno usate per accendere un fuoco o pulirsi il culo. Si apriranno vecchie ferite , faranno capolino profonde delusioni, si vivranno pericolosissime avventure erotiche, si subiranno umiliazioni (la scena più divertente del film: Daniel partecipa a un orrido talk show televisivo in cui il suo status viene tremendamente sottovalutato) e si parteciperà a spedizioni di caccia forse fatali. Il grande Daniel Mantovani si fa sempre più piccolo, inadeguato, forse meschino, addirittura spregevole. Il film vanta inoltre la presenza di un finale magnifico in cui tutto diventa anche thriller e forse mortale, scopriremo che Mantovani è rimasto sinceramente colpito dalle doti letterarie del giovane portiere del suo alberghetto. Forse c’è ancora speranza se l’artista ha ancora l’umanità di vederne un altro davanti a sé con l’intento, addirittura, di aiutarlo ad essere pubblicato. Il Daniel Mantovani della conferenza stampa finale del film non sarà il Daniel Mantovani di quel subdolo discorso iniziale di accettazione del Nobel a Stoccolma. È completamente un altro uomo. Noi crediamo… migliore. Ma si apra il dibattito. Il Cittadino Illustre è stato uno dei film più applauditi all’ultima Mostra del Cinema di Venezia dove Martínez ha sbaragliato tutti gli altri colleghi vincendo una meritatissima Coppa Volpi come Miglior Attore. La comicità di El Ciudadano Ilustre è travolgente, legata a un realismo intriso di grottesco che ritrae impietosamente le squallide meschinità della piccola comunità di Salas tanto quanto la boria intellettuale di Daniel, arroccato nella fortezza inespugnabile della propria superiorità intellettuale. La cattiveria è imparziale, la critica senza esclusione di colpi. In controtendenza rispetto alla grande tradizione dei ritorni alle origini, Duprat e Cohn ne sovvertono ogni regola, proponendo non la storia di una riconciliazione, ma di una battaglia troppo a lungo rimandata. La letteratura di Daniel è stata per anni popolata di fantasmi rievocati senza essere realmente vissuti, cementificati da un odio mai vissuto appieno e da un disprezzo mai apertamente dichiarato. A giudicare dalle luci, dai luoghi in cui sono girate le scene e da una certa sbrigatività nella composizione El Ciudadano Ilustre deve essere costato davvero poco. Siccome però le idee sono gratuite, questo film argentino non manca di una sapienza prima di scrittura ma poi, più avanza, soprattutto di regia che lo rendono una commedia che non guarda in faccia a nessuno. Evidentemente dietro il film c’è una conoscenza profonda di quella forma particolare di squallore e semplicismo che incombe nelle province più infami, della cappa di insignificanza di chi non ha mai desiderato altro se non un medio sopravvivere in luoghi in cui tutte le regole sembrano già scritte e l’autonomia personale è limitatissima dalle convenzioni. Non ci sono battute divertenti né gag fisiche, basta uno staccio di montaggio che va a parare nell’ambiente giusto per scatenare un’irrefrenabile risata colpevole ma sana. Addirittura, in uno dei momenti più esilaranti è una presentazione PowerPoint a fare la parte del leone, disegnata e messa insieme con un gusto kitsch che sfiora la perfezione. La cosa meno rivoluzionaria, oggi, è ridere dei potenti, dei soliti noti e degli abbienti. La cosa più rivoluzionaria invece è puntare l’arma più potente di nuovo verso i più piccoli e per certi versi deboli, che lo stesso possono creare un inferno per i propri simili. Nel mondo infame di El Ciudadano Ilustre non ci sono santi e, questo è il bello, non ci sono vere vittime, solo tanti piccoli carnefici che a turni si fanno del male e rendono impossibile la vita agli altri. Il cittadino illustre .. un film molto interessante, sicuramente non per tutti, ma comunque un film molto bello!
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