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Game Of Death (2017) di Sebastien Landry, Laurence Morais-Lagace – Torino Film Festival 35

Trentacinquesima edizione del Torino Film Festival. Sesto film che sono riuscito a vedere nel corso di questa tanto attesa trentacinquesima edizione del Torino Film Festival, secondo film della maratona horror al cinema Massimo. Regna lo splatter in questo secondo film della «Notte Horror»: s’intitola «Game of death», è stato girato quest’anno dai francesi Sebastien Landry e Laurence Morais-Lagace che con queste parole hanno presentato il loro lavoro: «Il film vuole giocare con il pubblico. Lo destabilizza e gli pone interrogativi con il tono e il soggetto, ma anche con le scelte estetiche e di realizzazione. Apparteniamo alla generazione di internet che ci ha nutriti a videoclip, gif, pubblicità e ogni sorta di orgia visiva. Game of Death abbraccia tutti questi universi per creare il proprio. Un approccio eclettico che si evolve con la follia dei personaggi. Videogiochi, supporti misti, iPhone, animazione: non esistono regole». Al centro del racconto, sette ragazzi che si trovano alle prese con «Il gioco della morte», passatempo a dir poco truculento considerando che per garantirsi la sopravvivenza devono uccidere. Negli ultimi anni il tema del gioco al cinema è stato affrontato – in versione più edulcorata – in particolare da David Fincher in «The game» con protagonisti Michael Douglas e Sean Penn e dal recentissimo «Nerve», «caso» americano penalizzato da una modesta distribuzione italiana. Per vincere la noia di un’estate in villa mentre i genitori sono chissà dove, un gruppo di sette teenagers scova in una delle camere della villa un gioco di società dal titolo sadicamente invitante: alla fine tutti prendono parte al gioco, in alternativa a quello della bottiglia, ormai senza più essere in grado di dare emozioni, e da quel momento, con un graffio in cui ognuno finisce per lasciare traccia del proprio sangue all’interno della base del gioco, i sette scopriranno che da quel momento dovranno uccidere 24 persone, tra di loro od altre, a caso, prima che il gioco finisca e nessuno muoia più: s perché se loro non fanno nulla, a caso uno dopo l’altro moriranno in modo violento: la testa gli scoppierà improvvisamente dal corpo. A quel punto nasce il dilemma morale: chi ammazzare; ammazzare o sacrificarsi mettendosi alla mercé di quel maleficio: il gruppo si divide in due e si insegue all’interno di un ospedale ove due tra essi, i più decisi a dare corso allo scopo del gioco, intendono eliminare alcuni pazienti terminali, facendo loro un favore e cercando di porre fine a quel gioco al massacro. Scritto e diretto nel rispetto di tutti i più abusati cliché del cinema horror e teen-horror, nonché della più consueta mattanza da videogioco di cui sono piene le videoteche del cinema di genere, Game of Death non desta molti sussulti e procede diligente sino alla sua mattanza finale. Ma si lascia guardare, deliberatamente coscienti di non essere di fronte ad alcunché di nuovo o straordinariamente inventivo, anzi proprio certi di procedere in direzione opposta, con qualche viso di attore giovane interessante da notare tra le poche positività, e tutto il resto che finisce di riflesso tra le correnti di un fiume di sangue dal percorso già ampiamente solcato da precedenti e ben superiori capostipiti.




 
 
 

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