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February (The Blackcoat’s Daughter; 2015) di Oz Perkins – Film Recuperati Home Video


“Worst case they came on Friday and everyone goes home and has a really nice break, after all we can’t let you live here” Bill (James Remar)

La sinossi: La diciassettenne Rose e la tredicenne Kat si ritrovano da sole nella loro prestigiosa scuola femminile quando le rispettive famiglie non sono in grado di ospitarle per le vacanze invernali. Ben presto, oscure visioni iniziano ad affliggere Kat mentre Rose, impotente, assiste a come le malvagie entità si accaniscano su di lei. Nel frattempo, la bella ma problematica Joan ha una misteriosa missione da portare a termine nello stesso istituto, apparentemente costretta dalle forze del male.

Il mio commento: Ci sono film difficili da definire. O meglio, da interpretare, perché si muovono incerti sul filo teso tra il puro, sterile, esercizio di stile e la vera bellezza cinematografica. In altre parole, diventa complicato a volte capire dove si ferma l’autocompiacimento e inizia il valore artistico. Capita quindi che di fronte a un film si venga trasportati verso il finale senza che lo sceneggiatore abbia fatto comprendere, volutamente o meno, poco, se non nulla, di ciò che si sta guardando. Osgood Perkins, per gli amici Oz, regista e sceneggiatore di questo February, sembrerebbe fregarsene altamente di etichette, fili tesi e trame nebulose, impegnato a portare avanti la sua personale idea di cinema nel rispetto della propria naturale ecletticità. Seguendo la sua strada, l’opera prima di Oz è curiosamente confusa, come persa in sè stessa in cerca di una via, della strada migliore. February, giunto al grande pubblico con il titolo The Blackcoat’s Daughter, sfugge in parte a facili denominazioni, pur muovendosi nei territori plumbei dell’horror d’atmosfera, più preoccupato di suggerire che di mostrare apertamente. Perkins dipinge un inquietante mosaico apparentemente distorto, dove i tasselli non sono posizionati in un ordine tale da consentire allo spettatore la facile visualizzazione del soggetto, ma che solo nelle fasi finali acquisteranno la giusta direzione. La narrazione non è infatti lineare, tecnica cinematografica che solo bravi registi possono utilizzare con massima destrezza e libertà (Vedi il cinema di Cristopher Nolan). Un modello di cinema quello di Perkins che viaggia tra passato e presente senza mai chiarire ciò che si sta guardando, saltando da un punto all’altro con malcelata soddisfazione. Il regista gioca con lo spettatore approfittando della scenografia perfetta, una scuola vuota, silenziosa e immersa in un grigiore che lascia presagire ogni tipo di nefandezza. Da qui il Male ha libera uscita manifestandosi in forme accennate, una voce roca al telefono, l’ombra cornuta di quello che purtroppo pare più un coniglio che un diavolo, il sorriso conturbante di una ragazza. Ecco allora che singoli elementi di sfondo diventano protagonisti, a indicare che il Male è ovunque, anche se non lo vediamo. February parla di possessioni, di vite distorte, di ragazze sole i cui destini si incrociano in una demoniaca discesa nell’inferno ghiacciato che a volte abita la mente umana. La storia di Katherine, Joan e Rose, indubbiamente interpretate in modo incantevole da Kiernan Shipka, Emma Roberts e Lucy Boynton, è frammentata, avida di dettagli, vaga. Ed è proprio qui che si solleva un dubbio: questa approssimazione, questo mistero che aleggia pesante nell’aria, sono frutto e maschera di una sceneggiatura mediocre? A mio parere la risposta all’interrogativo è sì. Questo perchè guardando il film ci si accorge immediatamente del fatto che Perkins dirige meglio di come scrive. Quindi scrittura filmica piuttosto banale se non abbastanza sbagliata, mentre per quanto riguarda la regia cinematografica ci si trova ad osservare un prodotto tuttavia ben confezionato, che può rimandare al cinema di David Lynch come tanti altri registi. Il problema è che questa apparentemente perfezione registica poi non raggiunga quel soddisfacimento di cui la sceneggiatura dovrebbe far parte e di cui dovrebbe fornire alcuni elementi. Il film per quanto mi riguarda è abbastanza brutto proprio su questo piano, la sceneggiatura, estremamente confusa, talvolta incoerente ed assolutamente ed eccessivamente legata ad un gusto di complessità di cui sinceramente un regista emergente non dovrebbe farsi portatore. Dello stesso filone, ragazza sola all’interno del college, negli ultimi anni sono usciti alcuni titoli horror davvero molto buoni, ognuno di loro estremamente lineare, con una scrittura filmica semplice, senza troppe pretese ma sempre funzionale, quello è il cinema horror emergente che mi piace. February è un film che mi ha abbastanza, se non del tutto infastidito proprio per questo fatto di voler assurgere ad una complessità che nemmeno gli dovrebbe appartenere, si vorrebbe essere dalle parti di Lynch ma non riuscendo ad avvicinarsene nemmeno lontanamente. Confezionato bene, buone le interpretazioni, ottime la fotografia e la scenografia, pessima sceneggiatura e questo affossa l’intero film. Un brutto film!

 
 
 

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