Coco (Id; 2017) di Lee Unkrich e Adrian Molina – Recuperato in home video
- Eugenio Grenna
- 27 apr 2019
- Tempo di lettura: 3 min

TRAMA:
Sebbene la sua famiglia da generazioni sia contraria alla musica a causa di una sorta di maledizione, Miguel sogna di divenire un musicista come il suo idolo Ernesto de la Cruz. Nel tentativo di dimostrare il suo talento, il piccolo Miguel si ritrova nella colorata Terra dell’Aldilà in seguito a una misteriosa catena di eventi. Avrà modo così di incontrare diversi antenati deceduti, come la bisnonna Imelda e l’affascinante imbroglione Hector. Con quest’ultimo, poi, partirà alla volta di uno straordinario viaggio allo scopo di trovare Ernesto, guadagnarsi la benedizione della famiglia e tornare al Mondo dei Vivi prima che sia troppo tardi.
COMMENTO:
Coco, insieme ad altri due film piuttosto recenti (Up e Inside Out), è sicuramente uno dei più importanti, emozionali e radicali film che la Pixar abbia mai prodotto. Si differenzia dai due titoli appena citati, poiché per la prima volta si gioca interamente sul fare dell’intero racconto una metafora piuttosto schietta e chiara sull’accettazione del dolore, del lutto, sul senso della famiglia, e quindi si dimostra il film sicuramente più intenso e commovente all’interno del panorama cinematografico d’animazione degli ultimi anni. Coco è un continuo alternarsi tra due mondi, anche se poi finisce per collocarsi totalmente all’interno di uno solo, quello dei morti. L’importanza dell’incontro nel regno dell’aldilà, in cui non tutto è finito, in cui c’è una continua festa e grande desiderio vitale, nonostante questo possa sembrare un paradosso. Il mondo dei vivi e il mondo dei morti sembrano confondersi l’uno con l’altro e scambiarsi di posto e dinamiche, poiché quello dei vivi ci appare quasi meno emozionale e desideroso di vitalità, mentre quello dei morti tutto l’opposto, nonostante nasconde alcuni lati piuttosto tristi, tra cui quello della scomparsa/sparizione prematura data dalla mancanza di ricordo proveniente dal mondo dei vivi. Coco è un continuo gioco di prestigio che lascia a bocca aperta per i continui colpi di scena, sviluppi interni a trame e sottotrame, infittirsi di dinamiche famigliari per nulla scontate e gestite molto bene grazie ad una scrittura allo stesso tempo profonda e leggera. Il film si rivela dunque non solo un racconto di formazione, ma una bella parabola (anche piuttosto adulta) sull’importanza dei legami di sangue, sulla lealtà, i rischi del successo, le conseguenze delle menzogne e così via. Tutto ruota attorno alla storia del dodicenne Miguel che sogna di diventare musicista in una famiglia dove la musica è stata bandita, e quella di Hector, spirito dell’oltretomba che rischia di svanire per sempre, nel nulla, perché nessuno si ricorda più di lui. Nemmeno, forse, sua figlia. Nel Dia de Los Muertos, per inseguire il suo sogno e fuggire da chi glielo vuol negare, il primo finirà nel Regno dei morti, rischiando di rimanervi intrappolato; sarà il secondo ad aiutarlo, in cambio della promessa di farlo ricordare ancora, dando così il via a una sarabanda di peripezie che porterà entrambi a rimettere in prospettiva molte cose (tra cui la figura dell’idolo musicale di Miguel, un simil-Elvis messicano di nome Ernesto de la Cruz), e a fare scoperte incredibili. Alcune caratteristiche di Coco sorprendono davvero, tra cui: l’incredibile effettistica, il fatto che Coco a differenza di molti altri prodotti Pixar risulti visivamente d’impatto e ad alto tasso di spettacolarità, così come la grande attenzione nei confronti della musica, qui la colonna sonora (in lingua originale categoricamente) si rivela di un altissimo livello. Il modo in cui gli scheletri sono animati ha del geniale; così come la rappresentazione dell’oltretomba che, alterna colori vivissimi a colori molto spenti e più verso il dark. Proprio per dare questa idea di rinascita della vita, ma vicinanza alla fine vera e propria. Coco dunque supera probabilmente la grande intelligenza di Inside Out e l’adorabile malinconia di Up, risultando un film molto bello, divertente ed appassionante, fruibile ad un target/pubblico molto vasto, questo perché si tratta di un prodotto cinematografico destinato ad ogni età e non solo ad un pubblico specificatamente infantile. Raramente si era visto un film Pixar così commovente e così divertente allo stesso tempo. Commuove, Coco, quando, nel Regno dei Morti, si assiste alla sparizione definitiva e dolorosa di chi non è più ricordato da nessuno; e quando ogni cosa, ogni rimando, ogni proiezione rimbalzano tra Miguel e Hector, tra la vita e la morte, tra il futuro e il passato. E commuove, soprattutto, nel racconto del desiderio – l’ultimo – di un padre che ha lasciato sua figlia troppo presto, e che chiede solo di poterla rivedere e riabbracciare almeno una volta. Coco parla della vita di fronte alla morte, dell’importanza della memoria, del ricordo, delle radici, dell’appartenenza a qualcosa che non è solo sangue, ma storia condivisa. E tutto questo è gestito in modo molto coerente per tutta la durata del film, senza perdere mai credibilità. Consigliato: Assolutamente sì!
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