Avengers: Infinity War (Id; 2018) di Anthony e Joe Russo
- Eugenio Grenna
- 22 mag 2018
- Tempo di lettura: 4 min

“Lo temi, lo eviti, il destino arriva comunque.” Una frase di Thanos (Josh Brolin) UN RIFERIMENTO CINEMATOGRAFICO (RICHIAMATO DAL FILM) CALZANTE: “Rapporto finale del veicolo spaziale Nostromo, da parte del terzo ufficiale. Gli altri componenti dell’equipaggio Kane, Lambert, Parker, Brett, Ash e il comandante Dallas sono morti. Carico e nave sono distrutti. Dovrei giungere alla frontiera tra sei settimane. Se sono fortunata la sorveglianza mi porterà in salvo. Parla Ripley, unica superstite del Nostromo. Passo e chiudo.” Ripley (Sigourney Weaver) Alien – 1979 – Ridley Scott
LA SINOSSI: Dalla nascita dell’universo, sei gemme elementari rappresentano i vari aspetti fondamentali del cosmo e chi le possedesse tutte raggiungerebbe l’onnipotenza. È questo l’obiettivo di Thanos, il titano pazzo che ritiene se stesso come un correttivo alla sovrappopolazione universale e pensa di essere una misura necessaria e giusta, persino benevola, mentre agli altri il suo operato appare, correttamente, come una serie di genocidi. Gli Avengers e i Guardiani della Galassia dovranno cercare di fermarlo, ma come se non bastasse la sua inarrestabile potenza ci sono dalla sua armate aliene e quattro letali “figli”, ognuno deciso a consegnargli le gemme dell’infinito. IL COMMENTO: L’universo Alien si rivela molto importante all’interno di questo Avengers: Infinity War. Ci sono infatti alcune citazioni esplicite di Peter Parker/Spiderman, ci sono altri rimandi meno espliciti o semplicemente dei richiami e strizzate d’occhio, tutto ciò messo in atto anche attraverso certi colori in fotografia, certe inquadrature o ambientazioni. C’è un momento del film in cui appare chiaramente una enorme navicella spaziale di una forma piuttosto particolare che sembra richiamare, se non essere addirittura un’esatta copia di quella vista e rivista nell’universo Alien, così come alcune inquadrature del pianeta casa di Thanos, andato distrutto. Non avrei pensato di scriverlo una volta uscito dalla visione di questo film del fortunatissimo franchise Avengers, ma il film è davvero sorprendente e spettacolare, tanto da sfiorare il capolavoro. Due ore e mezza di durata che volano, questo grazie ad un intrattenimento unico e gestito davvero bene, fortemente emozionale, ed in grado di godere di una scrittura davvero magnifica e ai limiti della perfezione cinematografica all’interno del suo specifico genere. Il film è così bello che con il passare degli anni potrebbe entrare (giustamente) tra i grandi film/capolavori della storia del cinema. I rimandi alla cultura pop cinematografica e musicale (soprattutto cinematografica) sono davvero molti, tanto che in un momento di un’ironia piuttosto acuta e godibilissima Iron Man/Tony Stark mette a tacere Spiderman/Peter Parker, in quel momento impegnato ad enunciare e ricordare battute cinematografiche memorabile ecc. C’è soprattutto una battuta molto bella su Footloose e quindi su Kevin Bacon. Ma andando con ordine è bene analizzare questo film dalla scelta stilistica molto forte di partenza, ovvero far partire il film quando tutto è già cominciato e quando tutto sta già accadendo. È una scelta forte, perché siamo in una situazione parecchio drammatica che non abbiamo vissuto ma di cui vediamo solo la tragica parte terminale. Quest’inizio imposta il tono di un film di distruzione, in cui in ballo c’è la posta più alta possibile e in cui il processo di ampliamento del terreno di gioco operato dalla Marvel (sempre meno sulla Terra sempre più nello spazio) arriva finalmente a comprendere “l’universo tutto”. Per questo motivo il film sembra appartenere quasi più all’universo cinematografico dei Guardiani della Galassia, rispetto agli altri eroi Avengers. Quel che cambia rispetto al passato è che abbiamo superato da così tanto tempo la fase delle origin story, che ci troviamo di fronte a rapporti molto sedimentati. Tutti gli eroi dell’universo Marvel al cinema sono arrivati ad avere tra loro relazioni complicate, ci sono tantissime coppie romantiche, tante amicizie giunte alla fine e addirittura dei rapporti di vecchia data che abbiamo visto nascere. Raramente al cinema abbiamo vissuto una così lunga costruzione di legami, e quindi non era scontato che Infinity War ne sfruttasse la particolarità. I fratelli Russo incredibilmente si dimostrano bravissimi a gestirne toni e questo sorprende davvero molto, visti i precedenti film (che ho trovato piuttosto insignificanti). Interessante anche come i Russo giochino con i diversi stilemi e generi cinematografici, ne deriva che ogni personaggio si ritrova ad incarnare una gradazione diversa di commedia e quindi che tutte queste finiscono per convivere in un solo film, e ciò è incredibile se gestito bene come in questo caso. Whedon aveva per primo tracciato la strada ma qui, visto il peso specifico del film e la quantità di intrecci ed eventi da narrare, siamo ad un livello di perfezione più o meno totale. Tutti hanno uno spazio necessariamente breve in cui dare il massimo, farsi valere e giocare la loro parte nella trama. Ma lo spettacolo vero di questo Avengers: Infinity War è Thanos, villain non cattivo che non odia nessuno, non animato da malvagità e anzi dotato di un’etica, opposta ai protagonisti chiaramente, ma non egoista. È subito chiaro infatti che non siamo di fronte al bene contro il male, ma a due visioni di come debba essere la società (anche la nostra, visto che i problemi cui fa riferimento Thanos sono gli stessi del nostro pianeta) che si scontrano in maniera estrema. Probabilmente uno dei villain meglio scritti e narrati dell’universo cinematografico Marvel e non solo. Avengers: Infinity War è quasi un capolavoro e per questo da vedere assolutamente!
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