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La truffa dei Logan (Logan Lucky; 2017) di Steven Soderbergh


“Some days are diamonds, some days are stones Sometimes the hard times won’t leave me alone Sometimes a cold wind blows a chill in my bones Some days are diamonds, some days are stones”

Some Days Are Diamonds di John Denver – 1981

LA SINOSSI:  Jimmy Logan, ex quarterback con una gamba offesa, e Clyde Logan, veterano dell’Iraq senza un braccio, decidono di organizzare una rapina. Separato dalla consorte e licenziato dal boss l’uno, single con pub l’altro, i Logan vivono nell’America rurale, collezionano una sfortuna eterna e perpetuano una maledizione familiare. Ma quella superstizione, esemplificata dal corso disastroso delle loro esistenze, diventa la loro chance: una buona copertura (chi accuserebbe mai due storpi?) e una buona occasione (giunti a questo punto, i Logan non hanno niente da perdere).

IL COMMENTO:  Intorno al 2014 il grandissimo Steven Soderbergh, regista dell’ormai cult Sesso, bugie e videotape (1989: candidatura all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale), ma anche Erin Brokovich e Traffic (con cui vinse l’Oscar alla miglior regia nel 2001), affermò di voler avvolantarsi dal mondo del cinema per dedicarsi alla pittura. Fortunatamente così non è stato. All’interno della sua carriera cinematografica lunga e articolata (filmografia) sono da menzionare l’ottima serie di film Ocean’s (2001-2004-2007), ma anche film minori ma molto interessanti tra cui Torbide Ossessioni (1995); Out Of The Sight (1998); Solaris (il remake del 2002); Intrigo a Berlino (2006); Magic Mike (2012); ed il meraviglioso dittico sulla figura del Che: Che l’argentino (2008) e Che guerriglia (2008). Intorno al 2013 si cimenta anche in un interessantissimo film televisivo di scarso impatto, nel 2014 in una serie televisiva piuttosto bella, stacco. Tre anni di pausa e di assenza totale. Nel 2017 esce nei cinema Logan Lucky, da noi La truffa dei Logan. Soderbergh è ormai da molti anni una vera e propria conferma di bravura e grande cifra stilistica assolutamente singolare ed assolutamente sua. Con questo ultimo film Soderbergh ha dimostrato un’altra volta, servendosi di una sceneggiatura ai limiti della perfezione, di trovarsi a suo agio anche con un prodotto cinematografico che non appartiene ad un genere specifico, bensì a cavallo tra diversi generi e modelli di cinema, tanto da risultare un prodotto assolutamente atipico, confrontato a tutte le altre uscite degli ultimi anni. La truffa dei Logan è stato presentato alla Festa del cinema di Roma nel 2017, dove con grande gioia Soderbergh torna e offre una divertentissima e bellissima lezione di cinema, soprattutto per quanto riguarda la gestione della coralità ed il gioco tra i generi cinematografici, Soderbergh padroneggia entrambi alla perfezione. Il film fondamentalmente è un nuovo modello della serie Ocean’s (peraltro citato all’interno di questo film) ma in versione campagnola, senza troppi divi hollywoodiani, e con l’assenza totale di gusto raffinato e alta moda che invece erano elementi fondamentali della serie Ocean’s. Quindi per meglio definire questo bellissimo film verrebbe da coniare questo termine: L’Ocean’s dei bifolchi, colmo di stupidità, momenti non-sense, il dramma che si fa commedia e si trasforma in heist movie e film di riscatto famigliare e morale. Ciò che risulta immediatamente chiaro guardando questo film è il gusto che lo stesso Soderbergh mostra nei confronti della gestione di una storia che parte semplice, sviluppa più archi narrativi, più personaggi e punti di vista, raggiungendo una certa complessità sempre molto scaltra ed elegante, nonostante di elegante a livello di ambientazioni ecc ci sia poco o niente, a partire dai luoghi in cui questi bifolchi e “ultimi” si muovono e vivono le loro disgrazie e vite monotone. I personaggi, o perlomeno i protagonisti, sono quasi sempre sporchi, imbolsiti, sgarbati, deformi, stupidi, ridicoli e folli. Il montaggio non è frenetico come di solito avviene all’interno del cinema di Soderbergh, tutto è estremamente rilassato e normale nel senso più preciso del termine, una lenta ballata rock che nella sua malinconia e verità si fa portatrice di una potenza narrativa e quotidiana davvero inedita. Sembrano infatti mancare del tutto alterazioni spazio-temporali, così come ellissi temporali. Questo perchè seguiamo passo passo questi personaggi del tutto buffi, idioti e completamente folli nei loro strampalati piani, nelle loro risse e giornate di campagna molto spesso esilaranti. Il tutto si rivela di una freschezza assoluta, risultando qualcosa di inedito, mai visto o almeno, mai mostrato in questo modo. Ci sono dei momenti in cui il divertimento nella realizzazione del film da parte del cast e dello stesso Soderbergh è percepibile e questo aumenta di molto la godibilità del film durante la visione. C’è un grande gioco di più piani e storie che si intrecciano, generando equivoci, momenti dissacranti, recitazione simil slapstick, accenni al cinema di parodia e molto non-sense e dell’assurdo, ma tutto questo sempre gestito alla perfezione. Si sta sempre su una linea sottile che può guidare e dividere ciò che noi vediamo e seguiamo in due modalità totali, il registro realistico e quello dell’assurdo. Ciò che più sorprende però è come Soderbergh si prenda gioco e riesca a manipolare lo spettatore facendogli credere di star osservando un prodotto cinematografico talmente assurdo da risultare comico e divertentissimo in ogni suo aspetto, per poi ribaltare le carte in tavolo e mostrarci il lato più realistico, umano e drammatico dell’intera vicenda. Si può partire dal rapporto complicato, triste e solidissimo tra i due fratelli Logan, emarginati, maledetti, e quindi anche tra di loro sempre guardinghi e sull’attenti. Insomma due emarginati che di questa loro condizione ne hanno fatta allo stesso tempo un pregio ed una croce. I segni della guerra sul corpo, sul fisico e sulla psicologia degli uomini, ma anche il precariato, i problemi economici, la mancanza del lavoro senza il quale l’uomo nella sua accezione più totale (e quindi uomini e donne) sarebbe totalmente perso. Gli sforzi disperati di un uomo per non perdere la figlia, ed un tentativo di riscatto, ma non per forza per elevarsi da una condizione sociale bassa e degradata, quanto piuttosto a livello psicologico o più profondamente legato alla moralità e all’anima dei personaggi che ruotano intorno alle vicende del film. Non è un caso infatti che il film parta proprio con un momento davvero triste, quello in cui uno dei due fratelli (Channing Tatum) è alla guida, ha appena perso il lavoro, vorrebbe piangere ed incazzarsi, ma ascolta John Dnever alla radio cantare la bellissima “Some Days Are Diamonds”, nel tentativo di cercare le cose buone e positiva della vita, anche in un momento tragico a livello umano come quello. Un momento che solo un grande regista, esperto come Soderbergh può far funzionare, essendo sempre in bilico tra tristezza (e quindi dramma) ed ironia (e quindi commedia). In definitiva, il film è John Denver, nel senso che le sue canzoni e la sua mitologia vengono spesso evocate tra le scene, soprattutto in un bellissimo momento nei primi minuti del film, tra padre e figlia. Una scelta molto interessante e pericolosissima. La sceneggiatura sorprende e per certi versi non può che non risultare del tutto geniale, scritta da Rebecca Blunt che fa 4 passaggi piuttosto scaltri e fondamentali: 1) La scrittura di una coralità perfettamente gestita e sempre entusiasmante, uno dei modelli di cinema corali più belli degli ultimi anni; 2) Confondere i generi tra loro facendo di questo ottimo film un piccolo capolavoro per quanto mi riguarda, infatti c’è una fantastica e divertentissima combinazione tra dramma, commedia, heist movie, parodia e molto altro; 3) Il regalo a Daniel Craig di un personaggio assolutamente spaziale, forse il suo miglior ruolo in carriera; 4) Il colpo di scena c’è, nonostante tutto sembri chiaro e prevedibile, Soderbergh e la Blunt sono riusciti nell’impresa, aggiungendo un buon colpo di scena in un film che sembrava non sentirne troppo l’esigenza. I due fratelli Logan,  protagonisti del film, con le loro morali così uniche e divertenti, sempre disfattisti, sottotono, nichilisti, negativi e afflitti mi hanno completamente conquistato, interpretati non a caso da due ottimi attori quali Adam Driver e Channing Tatum. La truffa dei Logan…un’altra grande lezione di cinema del bravissimo Steven Soderbergh che tornerà presto nelle sale con un nuovo film, Unsane, altro progetto folle, un horror psicologico completamente girato con Iphone. Consigliatissimo questo piccolo capolavoro che è La truffa dei Logan!!   

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