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La torre nera (The Dark Tower; 2017) di Nikolaj Arcel – Film Recuperati Home Video


Roland Deschain – Io non miro con la mano. Colui che mira con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io miro con l’occhio. Io non sparo con la mano. Io sparo con la mente. Io non uccido con la pistola. Io uccido con il cuore.

Walter Padick – Non puoi fermare ciò che arriva. La morte vince sempre.

Walter Padick – Hai detto al ragazzo che chiunque cammini con te muore per mano mia?

Roland Deschain – La torre sorge tra la luce e l’oscurità. Per generazioni i pistoleri sono stati i cavalieri che la proteggevano. Io sono l’unico rimasto.

La sinossi: Jake è un ragazzo della New York di oggi tormentato da sinistri sogni, in cui vede un malvagio uomo in nero, un eroico pistolero e una torre nera sotto attacco. Gli incubi gli ispirano numerosi disegni, ma a dare loro concretezza è la coincidenza tra gli attacchi alla torre e i terremoti che si verificano a New York. Dopo un ennesimo problema di condotta a scuola, il padre adottivo cerca di mandare Jake in una clinica, che lui sa però essere una trappola. Così scappa seguendo gli indizi dei propri disegni, che lo spingeranno in un altro mondo e in una incredibile avventura.

Il mio commento: È difficile non sentire un senso di deja-vu arrivati a metà strada di La Torre Nera, film che già dalla sua durata inusuale per i blockbuster di questi anni (95 minuti, pochissimo) si presenta come un’operazione d’altri tempi. Realizzato pescando un po’ da tutti gli 8 romanzi della saga letteraria omonima scritta da Stephen King ma posizionato dopo gli eventi dei libri, il primo film di quella che forse sarà una serie sprizza cinema classico per ragazzi da ogni fotogramma. Non sembra appartenere ai nostri anni La Torre Nera, ma pare esserci stato inviato dal 1989. Un ragazzo catapultato in un mondo fantastico, mostri bavosi, avventure incredibili, pistoleri, salvataggi all’ultimo secondo quando entra il tema musicale al massimo volume, un cattivo unico e malvagio, magie e predestinazione. È l’armamentario che una volta la Disney maneggiava con cura inimitabile nei suoi film dal vero e che in tempi recenti è stato sostituito da altre situazioni e altri topoi. E dire che La Torre Nera dal fantasy per ragazzi degli ultimi anni ci parte, presenta infatti un mondo dentro il nostro mondo come Harry Potter, Twilight e ogni altro emulo, una New York in cui quasi nessuno sa che si muovono dei mostri con indosso pelle umana per mimetizzarsi e rapire ragazzi che non sanno di avere poteri. L’obiettivo è portarli in uno dei molti altri mondi che esistono, le cui porte sono disseminate per la città in ruderi che nessuno considera. Jake (che già dal volto ricorda gli anni ‘80, sembra il protagonista di D.A.R.Y.L.) ha visioni di pistoleri e torri nere, di uomini vestiti di scuro e altri mondi che scoprirà esistere sul serio quando si imbatterà in una di queste porte e, trasportato altrove, inizierà a combattere il grande stregone cattivo con l’ultimo dei pistoleri (nonostante la più classica iniziale riluttanza di quest’ultimo). Tutto in La Torre Nera è lontano dai film moderni. Lo è il rapporto tra sessi, molto classico nei ruoli e nello sbilanciamento, lo è la matrice patriarcale (racconta della ricerca di un padre, come i blockbuster hanno fatto per decenni) e lo è nel divertimento per tutta la famiglia, nelle ironie un po’ abusate per non dire nell’organizzazione di un racconto rapido da 90 minuti e poco più, privo di grandi spiegazioni e grandi cast. Il fascino demodè è insomma innegabile e nonostante le molte difficoltà produttive Nikolaj Arcel sembra avercela fatta a consegnare alle sale un film per ragazzi che potrebbe lasciare scontenti i fan dei libri (i quali probabilmente si attendono qualcosa di decisamente più adulto) ma riesce invece, per i non appassionati a creare un’avventura coinvolgente e divertente centrando i due personaggi principali. Walter e Roland, lo stregone malvagio e il pistolero solitario da un altro mondo, sono le più classiche rappresentazioni di bene e male, in guerra tra di loro da unità di tempo possibili solo nei fantasy. Uno vuole abbattere la torre nera del titolo, l’altro tenerla in piedi. Uno è mago e sembra poter fare tutto, l’altro spara in modo assurdo con scarso riguardo per le leggi della fisica. Ma se Idris Elba centra perfettamente la coolness da eroe vero del suo personaggio (fallato, pieno di traumi, duro ma con il grande cuore e la determinazione per riparare ai propri errori) è McConaughey a reggere il film (anche questo è abbastanza classico Disney: reggere la storia sul villain). Lucido in faccia e con dei capelli da Christopher Walken, elegante nei movimenti, gran camminatore con una postura da nonno (mani giunte dietro la schiena) ma letale e spietato nei suoi cappottoni. Benché sulla carta somigli a molti altri personaggi Walter in realtà nei gesti, nel fare sbrigativo e nella viscida sicurezza che McConaughey gli infonde è unico (anche la maniera in cui “spara” proiettili con le mani è perfetto), si desidera vederlo di più, quando non c’è si attende il suo ritorno e quando c’è ci si chiede cosa intenda fare. Il libro di riferimento è, naturalmente, il primo della saga, ovvero L’Ultimo Cavaliere, in cui veniva tratteggiato il personaggio di Roland Deschain, ultimo superstite della dinastia dei Pistoleri. Uno dei più grossi dubbi condivisi era proprio in relazione alla scelta di Idris Elba per interpretare il protagonista, dal momento che nell’idea di King Roland era identico al Clint Eastwood della Trilogia del Dollaro diretta da Sergio Leone. Per questo motivo l’interpretazione di un sempre ottimo Idris Elba è molto differente rispetto a tante altre sue interpretazioni. Qui appare in scena come un personaggio laconico, malinconico, ma anche curioso e con un cuore, dalla morale di ferro e dal rispetto per l’uomo, insomma un altro modo per avvicinarsi ai personaggi creati dal grandissimo Clint Eastwood. L’intera operazione si nutre di un intrattenimento semplice, persino efficace, che infatti valorizza lo spessore delle scene d’azione: c’è indubbiamente qualcosa di epico nelle sequenze in cui Roland impugna le pistole (soprattutto nel finale), e gli scontri fisici rievocano un certo romanticismo fanta-western che i blockbuster contemporanei hanno ormai dimenticato. Se si abbassano le proprie aspettative, La torre nera è un film abbastanza godibile, piacevolmente dèmodè nella sua onestà di puro entertainment, ma resta sempre la sensazione che qualcosa di più ampio e profondo sia stato deliberatamente ignorato. Arcel ricava quello che può da tutti i romanzi della saga, confezionando una sorta di sequel che riparte dal tanto discusso “reset cosmico” del settimo libro. In questo caso però, come in tanti altri, la trasposizione cinematografica si prende la libertà di diventare un’altra cosa, ovvero un prodotto più elementare che si affida alle suggestioni più immediate (l’azioni, i mostri, le magie, i portali interdimensionali). Sotto questo aspetto, La Torre Nera affonda le radici in quella tradizione Hollywoodiana che mette i ragazzini e i loro eroi al centro del racconto, adottando i meccanismi della della fiaba e lo sguardo tipico dell’infanzia. Tutto sommato un buon film per quanto mi riguarda!

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