Tuo, Simon (Love, Simon; 2018) di Greg Berlanti
- Eugenio Grenna
- 7 giu 2018
- Tempo di lettura: 4 min

– I’m not a girl who is still believe in love – Come on. You still believe in love – Maybe, have you ever been in love? – I think so
LA SINOSSI: Il diciassettenne Simon Spier ha una vita normale, una famiglia che adora e degli amici straordinari ma custodisce un segreto: nessuno sa che è gay. Simon non ha nemmeno il coraggio di dirlo alla famiglia finché non inizia un appassionante scambio di mail con un compagno di scuola che rimane anonimo. Quando il suo segreto rischia di essere rivelato, la vita di Simon diventa un’avventura in cui il sorriso si alterna con la preoccupazione.
IL COMMENTO: C’è qualcosa di estremamente innovativo, disarmante e potente alla base di questo ottimo film di Greg Barlanti. Questo qualcosa coincide con il ribaltamento della struttura classica dei teen movie liceali e collegiali. Solitamente si ha a che fare con una figura femminile protagonista che si innamora di una figura maschile e che deve quindi destreggiarsi tra disastri (quando ne commette uno c’è il rischio di esilio e quindi allontanamento da tutte le altre figure femminili/maschili principali), grandi amiche, personaggi antagonisti, e docenti amici e consiglieri fidati, in seguito a tutto ciò si ha molto spesso la riuscita nell’impresa, finalmente quella figura femminile protagonista riesce a raggiungere l’amore della sua vita. Il ribaltamento prevede che tutta questa struttura venga utilizzata con una figura protagonista maschile omosessuale, necessitando quindi di una struttura in grado di piegare tutto il resto del film e i suoi archetipi a questo cambiamento. Con un salto mortale di invidiabile furbizia Tuo, Simon ribalta il modello di teen movie romantico dei giorni nostri, quello più specificatamente liceale e collegiale, come il bel Easy Girl (2010) di Will Gluck, ma anche molti altri, e crea così il suo modello narrativo che prende a piene mani da quello del bellissimo Noi siamo infinito (2012) di Stephen Chbosky, diventando un film al tempo stesso originale e familiare. Al suo interno vengono trattati molti temi, alcuni anche piuttosto tosti ed attuali, adesso più che mai era necessario un film come questo che vuole raccontare una vicenda sentimentale omosessuale nella sua condizione più normale e quotidiana, e non come qualcosa di “diverso” o di estraneo alla normalità. Interessante e molto il fatto che all’interno del film tutti (a parte i pochi bulli omofobi anche piuttosto imbecilli e forse non così maschili) sembrano aver accettato la normalità della condizione omosessuale, insomma l’essere eterosessuali qui diventa strano, diverso, inatteso. Non a caso non si tratta di un film in cui lo spettatore segue la vicenda sentimentale omosessuale vissuta segretamente per paura del giudizio e del linciaggio pubblico. Nel 2018 l’omosessualità è finalmente contemplata nella normalità della vita quotidiana di ogni individuo all’interno del film e la battaglia è interiore, il protagonista che lotta con se stesso e non più con tutti gli altri perchè non lo accettano. La figura maschile protagonista è infatti quella di un personaggio gay che deve accettare il proprio cambiamento e poi comunicarlo al mondo (e ai genitori), interpretato da un ottimo e davvero sincero Nick Robinson, finalmente un attore credibile e non imbarazzato dal ruolo previsto dalla sceneggiatura, e si ci sono stati molti casi, purtroppo e soprattutto nel cinema italiano. Questa lotta interiore viene messa in scena attraverso un amore epistolare che puntella la storia (con dovizia di voce fuori campo delle lettere scritte. Questo modello epistolare non a caso ricorda proprio quello utilizzato dal già citato Noi siamo infinito. Attualissimo infatti il tema dell’amore sui social network, virtuale che dovrà trasformarsi per forza in reale. Intorno a Simon ci sono ragazzi, ragazze, amici, nemici e soprattutto altre figure omosessuali di riferimento come non, la più bella delle quali è “il gay della scuola”, cioè il ragazzo che ha dichiarato la sua omosessualità senza problemi (nonostante comicamente fosse evidente a tutti), dotato di grande scorza per il bullismo e di un’invidiabile fierezza che Simon invidia tantissimo. Uno dei momenti più belli è quelli in cui c’è un discorso tra i due, questo avviene quando l’omosessualità di Simon è già stata resa pubblica e Simon vuole sapere come ha fatto lui, come ha affrontato tutto, e quindi gli chiede <<come mai per te è stato così semplice?>>, ovviamente la risposta sarà totale poichè ci renderemo conto solo in quel momento di quanta forza abbia avuto per tutto il film e in tutta la sua vita precedente alla narrazione quell’omosessuale e per di più nero, un motivo per il quale nel corso del film riceve ulteriori prese in giro dai bulli omofobi della scuola. Toccante e memorabile per quanto mi riguarda le bellissima scena finale sulla ruota panoramica all’interno del parco divertimento, legata ad un appuntamento che forse verrà vissuto da due figure fondamentali all’interno del film. Tuo, Simon è quindi un film davvero unico ed assolutamente molto potente. La prima teen comedy romantica a tema omosessuale ad essere mainstream, pensata e prodotta per un largo pubblico e sorprendentemente scritta bene, tratta dal libro di Becky Albertalli. Insomma il film è consigliatissimo … sta nascendo al cinema un nuovo filone all’interno di un vecchio genere? Le premesse fanno sperare davvero bene, ma soprattutto convincono del tutto.
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