Sette Minuti Dopo La Mezzanotte (A Monster Calls; 2016) di Juan Antonio Bayona – Film Recuper
- Eugenio Grenna
- 28 feb 2018
- Tempo di lettura: 4 min

Conor: Your stories never made sense to me. The Monster: Because humans are complicated beasts. You believe comforting lies, while knowing full well the painful truth that makes those lies necessary. In the end, Conor, it is not important what you think. It is only important what you do. Conor: So what do I do? The Monster: What you did just now. You speak the truth. Conor: That’s all? The Monster: You think it’s easy? You were willing to die rather than speak it. ————————————————————————– Conor: What do I do? The Monster: Now all that is left is for you to speak the simplest truth of all. Conor: I don’t want you to go. Mum: I know my love. Conor: I don’t want you to go… Conor: How does the fourth story end? The Monster: It ends with a boy holding on tight to his mother. And by doing so… he can finally let her go. La sinossi: Un ragazzino di nome Conor O’Malley si trova in un momento difficile della propria vita. La madre è affetta da un male incurabile, benché neghi l’evidenza, e Conor trascorre le sue giornate con l’odiata nonna o con i bulli della scuola che lo tormentano. Ma una notte, sette minuti dopo la mezzanotte, un gigantesco uomo-albero gli fa visita nei suoi sogni per raccontargli delle strane favolette morali. E infine per ascoltare la sua storia, quella di Conor O’Malley.
Il mio commento: La delicatezza e l’eleganza con cui Bayona “utilizza” gli acquerelli per raccontare questa storia è formidabile, questo film di mostri atipico va oltre tutte le citazioni del genere (dalla proiezione di King Kong ai dinosauri giocattolo sulle mensole), il fuoco principale di questo lavoro non è altro che l’espressione della forte determinazione del bambino Connor, nel non voler lasciar andare la madre. Il legame tra i due è forte, fortissimo e ci viene descritto in un modo unico e personale, non siamo di fronte ad un semplice dramma personale dai risvolti banali e dalle emozioni immediate, la ricerca di Connor nel capire se stesso e cosa vuole veramente da quella drammatica situazione è un groviglio complesso di istinti, desideri, paure e luoghi di sfogo. Il mostro viene in aiuto in modo subdolo ma è essenzialmente ciò di cui ha bisogno, si tratta della versione di “creatura oltre” che ci piace di più. La colonna sonora è debole, Fernando Velàzquez, attraverso le sue partiture, si limita a ricalcare l’azione e sbaglia nel commentare emozioni complesse con nuclei tematici semplici, non ci introduce nulla ne cerca di onorare le perfette sequenze, come si sul dire “fa il compitino”. 3 film in 10 anni con 21 Goya vinti (3 dei quali per la regia), botteghini sbancati ed Hollywood che gli ha finalmente spalancato le porte affidandogli il colossale sequel di Jurassic World. Prima di prendere l’aereo per Los Angeles, però, il 41enne Juan Antonio Bayona, regista di The Orphanage e The Impossible, ha concluso la sua personale trilogia sul rapporto madre-figlio con l’attesa trasposizione cinematografica di A Monsters Calls, romanzo per ragazzi scritto da Patrick Ness nel 2011. Protagonista un adolescente chiuso in se’ stesso, bullizzato a scuola e a casa segnato dalla malattia della madre, da tempo allettata e costretta a sfiancanti cure. Per sfuggire al terrore quotidiano e reale che lo circonda, Conor si rifugia in un mondo fantastico abitato da uno spaventoso mostro, un albero antico e selvaggio che sputa fiamme e distrugge palazzi con i propri rami. Una creatura ‘amica’ che si materializza ogni notte alla stessa identica ora: sette minuti dopo la mezzanotte, per raccontare a Conor storie passate e tutt’altro che casuali, fatte di coraggio e perdite, speranza e dolore, lacrime e verità. Un coming-of-age emotivo, costellato di sofferenze e paure, quello sceneggiato dallo stesso Ness e diretto con gigantesca maestria da Bayona. Seguendo un filone fantasy-adolescenziale che in passato ha regalato classici come La Storia Infinita, Nel Paese delle Creature Selvagge, Un ponte per Terabithia, Il Labirinto del Fauno e perchè no persino il più recente Il GGG, il regista spagnolo dirige con commovente efficacia il giovanissimo Lewis MacDougall, 14enne scozzese che trasuda talento. L’intera pellicola poggia sulle gracili spalle di questo adolescente che fatica a sopportare il peso dell’imminente perdita della madre, gravemente malata. Gli occhi di MacDougall, che Bayona non abbandona mai, raccontano ed esplicitano un dolore che si fa minuto dopo minuto sempre più penetrante, mentre il mostruoso e secolare albero doppiato dalla profonda voce di Liam Neeson lo accompagna faticosamente verso la peggiore delle realtà: la metabolizzazione di un lutto, il dover digerire la morte di una persona tanto amata. Cupo e visionario, con meravigliosi intermezzi animati che rivelano i racconti del mostro al piccolo Conor e improvvisi schizzi di colore perfettamente bilanciati dal direttore della fotografia Óscar Faura, Sette minuti dopo la Mezzanotte nasce come racconto per ragazzi ma si propone ad un pubblico più adulto. Un’anomalia che ha probabilmente pagato a caro prezzo una volta arrivato al cospetto del botteghino, visto l’immeritato flop a stelle e strisce a cui è andato incontro con meno di 4 milioni di dollari incassati. Un risultato qualitativamente illogico, perché Bayona e Ness pennellano emozioni come se fossero acquarelli che tracimano su una tela, lasciando chi osserva stravolto e conturbato da una così dirompente rappresentazione fantasy del reale. Eccellente il lavoro prettamente visivo (considerando anche il budget inferiore ai 50 milioni di dollari), con il gigantesco albero dai lineamenti umani in grado di interagire perfettamente e credibilmente con il piccolo MacDougall, affiancato da una sofferente Felicity Jones, dalla dura ma angosciata nonna Sigourney Weaver e dall’immancabile Geraldine Chaplin, volto feticcio del regista qui sullo schermo per pochissimi minuti. Una storia apparentemente comune, quella di una perdita, che si fa avventura fantasy grazie all’immaginazione di un ragazzino sensibile, assediato da un incubo notturno che lo costringe a passare lunghe notti insonni perché in fuga da una verità che spezza il cuore, lasciandoti tramortito e senza più fiato. Impossibile non farsi trascinare dall’impetuosa forza del racconto e dalla sua commovente evoluzione, perché Bayona e Ness conducono protagonista e spettatore lungo un viaggio introspettivo che incrocia il mondo del fantastico e della pura illusione, utilizzando pennelli emozionali raramente tanto affilati e al tempo stesso delicati. Sette minuti dopo la Mezzanotte è una meraviglia da non perdere. Molto Molto Bello! Monster Movie come elaborazione del lutto .. geniale, commovente, unico!
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