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Nella tana dei lupi (Den of Thieves; 2018) di Christian Gudegast


Michael “Mike” Lowrey (Will Smith) – Bad Boys per sempre

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – Stiamo invecchiando Mike (suonano alla porta) è un ragazzo, un teppistello che viene a prendere mia figlia per portarla fuori

Apre la porta

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – Chi cazzo sei tu?

Reggie (Dennis Greene) – Salve signor Burnett, sono Reggie

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – E che ci fai qui?

Reggie (Dennis Greene) – Sono venuto a prendere Megan

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – Cosaa?

Reggie (Dennis Greene) – Sono venuto a prendere Megan

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – Quanti anni hai?

Reggie (Dennis Greene) – Quindici signor Burnett

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – Porca puttana ne dimostri trenta. Dammi un documento

Reggie (Dennis Greene) – Io…non l’ho portato

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – Non hai portato un documento? Mettiti con le spalle al muro, avanti! Chi cazzo ti credi di essere? Credi di sapere tutto? Spiderman del cavolo. Hai spinelli addosso?

Reggie (Dennis Greene) – No..

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – Fumi quella robaccia?

Reggie (Dennis Greene) – No signore

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – Hai intenzione di drogare mia figlia con quella robaccia?

(dall’altra stanza)

Michael “Mike” Lowrey (Will Smith) – Marcus, negro, chi c’è alla porta?

Marcus Burnett (Martin Lawrence) – è Reggie

Michael “Mike” Lowrey (Will Smith) – Chi cazzo è Reggie?

Bad Boys II – 2003 – Michael Bay

Ma anche

Neil McCauley (Robert De Niro) – (In punto di morte) Visto che non ci torno in prigione?

Il tenente Vincent Hanna (Al Pacino) – Già….

Heat – La Sfida – 1995 – Michael Mann

LA SINOSSI: «Big Nick» O’Brien dirige una squadra anticrimine a Los Angeles, la capitale mondiale del cinema e delle rapine in banca. Una rapina più sanguinosa delle altre, poliziotti abbattuti per rubare un furgone blindato vuoto, gli ha tolto il sonno. Piantato dalla moglie, che non sopporta più il suo stile di vita, O’Brien si butta a capofitto nel lavoro. Con un manipolo di uomini indaga sul crimine e incontra Donnie, gestore di un pub e chiave di accesso al mistero. In corsa contro il tempo, O’Brien deve vedersela con un cattivo professionista che ha deciso di espugnare la Federal Reserve Bank, un palazzo governativo ritenuto impenetrabile, per trafugare trenta milioni di dollari ritirati dalla circolazione e destinati al macero. Ma O’Brien ancora non lo sa.

IL COMMENTO: Non è un caso che io abbia citato due dialoghi molto importanti di Bad Boys 2 e Heat – La sfida, questo perchè all’interno del bel Nella tana dei lupi, il regista Christian Gudegast mette in scena una serie di potenti e divertenti citazioni cinematografiche, tra cui due molto spiccate e decisamente esplicite a quei due film, anche se comunque si tratta di due momenti davvero molto meno incisivi rispetto ai loro parenti originari, diretti da Bay e da Mann. Nella Tana Dei Lupi è un film con un tasso di serietà superiore alla media dei polizieschi che arrivano in sala e questo è evidente da subito, dalla maniera in cui non il film dimostra di non temere il silenzio e dal fatto che abbia un passo più calmo della media. Nonostante sia un film di rapine e di caccia ai rapinatori c’è una lentezza confortante, quella di chi è così a proprio agio con questo tipo di racconti che non ha nessun bisogno di correre per creare coinvolgimento. Anzi. Tutta la prima parte della storia scivola comodamente dentro la vita dei criminali e del poliziotto che li sta cercando. I primi iniziano rapinando un portavalori con una serie di vittime impreviste, il secondo arriva sul luogo del crimine e comincia a sospettare ci sia qualcosa di più sotto. Ha ragione. Nella Tana Dei Lupi non è insomma un film che rifiuta l’impianto classico, anzi lo adora, lo rispetta e lo vuole usare a proprio vantaggio. È un film che non si vergogna di indugiare con piacere negli stereotipi noti, come l’agente di polizia dalla vita privata derelitta, appesantito di mattina dall’alcol della sera precedente e infastidito dal solo arrivare dei maledetti federali con i loro bei abiti stirati sulla sua scena del crimine, ma sa come usare ogni elemento noto e ripetitivo dei polizieschi per compiere quell’impresa encomiabile che è: costruire un classico. Tutta la seconda parte (almeno un’ora buona) sarà occupata dalla rapina annunciata e pianificata della prima parte, eppure non c’è un secondo di troppo in questa cronaca minuziosa di un colpo e di chi tenta di sventarlo. Gerard Butler che qui come attore principale è perfetto, finalmente sembra interpretare il ruolo giusto per lui in cui realmente fare la differenza: stropicciato e volgare, cattivo e davvero pericoloso. Muovendosi sul crinale di un poliziotto per nulla raccomandabile, troppo simile ai criminali e subito respingente, Butler pare applicare la legge con una goduria eccessiva per essere eticamente irreprensibile e così facendo consente al film di lavorare su un tono violento, senza suonare mai pretestuoso ma anzi molto coerente con i suoi personaggi e il loro mondo di opposti. L’esatto contrario della presenza evanescente dell’altro nome sfruttato in locandina, 50 Cent, ma decisamente più marginale nel film. È infatti la maschera di Pablo Schreiber quella che si oppone direttamente a Butler. Nella Tana Dei Lupi svela anche ben presto di avere Heat come modello, la storia della sfida tra un poliziotto e un criminale, è qui però condita con un senso molto più ineluttabile di morte, rovina e pessimismo che aleggia su tutti, e senza quell’astrazione quasi zen che ci mette Mann. Il lavoro quotidiano, l’estrema serietà e dedizione necessarie per raggiungere un’evidente eccellenza, unite ad una morale inscalfibile muovono questi personaggi che impiegano pochissimo a diventare emblemi dei propri ruoli. Non proiezioni giganti delle proprie virtù (o vizi) come è obbligatorio per Micheal Mann ma versioni molto più terra terra, più derelitte prive della coolness e della moda di cui traboccano i suoi film, e anzi confinati in questo mondo fatto di estremi, in cui due persone sostanzialmente identiche sono da parti opposte della barricata e paiono non sapere nemmeno perchè. Come se l’unica cosa che conti non siano i soldi ma scontrarsi e avere la meglio. Il film diretto da Christian Gudegast (qui alla sua prima esperienza dietro alla macchina da presa, ma sceneggiatore noto per altri action thriller come Il risolutore e Attacco al potere 2) racconta essenzialmente questo: lo scontro tra due team capeggiati da capi branco – Merriman da una parte e O’Brian dall’altra – in cui l’equilibrio tra buoni e cattivi è costantemente in bilico. Perché se da una parte la gang di criminali di cui fanno parte anche Enson (50 Cent), Donnie (O’Shea Jackson, il figlio di Ice T. già visto in Straight Outta Compton) e Bosco (Evan Jones) porta a termine i propri colpi calcolando tutto nei minimi dettagli per evitare di nuocere a degli innocenti, dall’altra il team di agenti che insieme a O’Brain vede schierati Benny (Maurice Compte), Murph (Brian Van Holt) e Gus (Mo McRae) non scende in campo per arrestare, ma per colpire, abbattere ed eliminare il problema. Nella Tana dei lupi si presenta come un mix tra serie Tv in stile The Shield, opere cinematografiche come I soliti sospetti, Heat – La sfida e una spruzzata di Point Break (ovviamente il primo, quello “buono” con Keanu Reeves e Patrick Swayze) ed è zeppo di riferimenti videoludici, come per esempio Grand Theft Auto. Il regista fa un buon lavoro nel tenere tutto (o quasi) sempre nei limiti del plausibile. Le sequenze action– merito anche di un importante lavoro di training fatto con il cast prima degli shoot – sono il piatto forte: i conflitti a fuoco sono ben coreografati, realistici nei tempi e nelle modalità di ingaggio, senza mai oltrepassare il confine del “coatto” ed eccessivo. Per concludere, l’opera prima di Gudegast è un poliziesco decisamente divertente e onesto nel mantenere ciò che promette, ma riesce anche nell’impresa di sorprendere riciclando vecchi topos e mettendo in scena una serie di richiami a classici del suo genere o citazioni cinematografiche che si intonano perfettamente alla sua narrazione. Un film quasi molto bello. Ottimo script, per il suo colpo di scena per nulla scontato. Consigliato alla grande!

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