Hostiles-Ostili (Hostiles; 2017) di Scott Cooper
- Eugenio Grenna
- 18 mag 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Rosalie Quaid (Rosamund Pike): Sometimes I envy the finality of death. The certainty. And I have to drive those thoughts away when I wake.
LA SINOSSI: Il capitano Joe Blocker è alla soglia della pensione quando, su richiesta del presidente degli Stati Uniti, gli viene ordinato di condurre fino al Montana il capo Cheyenne Falco Giallo, in fin di vita per una malattia terminale. Peccato che Joe abbia combattuto contro gli indiani fino a quel momento e abbia visto morire molti amici e commilitoni, alcuni proprio per mano di Falco Giallo. Al drappello si unisce anche Rosalie, una donna che ha visto trucidare la propria famiglia (nella prima scena, che precede i titoli di testa) da una banda di ladri di cavalli Comanche.
IL COMMENTO: Hostiles è un film sorprendente che comincia nel momento in cui l’epoca del selvaggio west è finita, o perlomeno sta finendo. I soldati si ritrovano a dover lottare e convivere con un passato di violenze perpetrate nei confronti dei nativi americani. Alcune volte riuscendo a superare questi incubi attraverso l’alcool, altre volte soccombendo dinanzi ad essi. Il film racconta il cammino insidioso e struggente, intrapreso dal Capitano Joseph Blocker che per un ordine di un suo superiore, dovrà scortare un capo Cheyenne morente e la sua famiglia verso la loro terra nativa. Un cammino che diverrà una sorta di resa dei conti, in cui la forzata convivenza tra vittime e carnefici porterà ad una redenzione e al perdono. “Stavo pensando che di tutte le piste di questa vita la più importante è quella che conduce all’essere umano.” Parole dell’Uccello Scalciante di “Balla Coi Lupi”, capolavoro del 1990, diretto prodotto ed interpretato da Kevin Costner. Scott Cooper non si nasconde ed omaggia quel grande film all’interno di Hostiles. Entrambi i film hanno un’anima molto moderna e riflessiva. Raccontano il vecchio west e quindi tutto il suo universo di epica americana e leggendarie frontiere, ma facendo da specchio a dinamiche quanto più attuali quali la tolleranza, il perdono, il confine/il muro che non deve esistere e non deve dividere e la condivisione. Il Tenente John Dunbar (Costner) aveva un cammino di redenzione e accettazione “dell’altro” più semplice rispetto al Capitano Blocker (Bale), in quanto Dunbar non veniva mai mostrato vittima dei suoi incubi, mentre Blocker è posto proprio in questa situazione. Christian Bale, in una delle sue migliori interpretazioni risulta perfetto per questo ruolo, un volto silenzioso dall’aria buona e pacifica, ma allo stesso tempo minacciosa, in grado di comunicare violenza repressa e talvolta imminente, combinata ad alcuni momenti di pura riflessione e calma. Sono molto importanti il silenzio, la parsimonia di parole e gli sguardi che vengono intervallati da alcuni momenti di violenza esplosiva .Tra i numerosi personaggi messi in scena ne spicca una femminile, Rosalie Quaid, interpretata da una Rosamund Pike in stato di grazia. Lei è vittima dei nativi americani che ne hanno massacrato l’intera famiglia nella scena d’apertura del film. La sua presenza è decisiva e necessaria. Più di ogni altro sarebbe giustificata nell’odiare quegli indiani che il malinconico gruppo di uomini guidato da Blocker sta riconducendo a casa. La sua è una forza differente, poiché ciò che ha passato l’ha distrutta, ma la sua stessa sopravvivenza è simbolica, portatrice di un perdono necessario per poter andare avanti, nonostante ciò che è stato subito. Il film indugia molto sugli spazi e sulla dilatazione del tempo, cerca uno stile rilassato e quindi di un’epica fatta di spettacolari campi lunghi e paesaggi. Il tutto è accompagnato da una fotografia assolutamente magnifica di Masanobu Takayanagi, combinata alle musiche di Max Richter.
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